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Marea di neo italiani
«Quest’anno record
di cittadinanze»

Hanno nomi come Catalina, Gambo, Kumari. Vengono da Romania, Nigeria, India. I tre Paesi d’origine della maggior parte degli stranieri residenti a Nogarole Rocca. Nel piccolo Comune, 3.660 abitanti, il 24 per cento costituito da immigrati, continua a crescere il numero dei richiedenti la cittadinanza italiana. Nel 2014 sono stati una ventina, soprattutto di origine guineana, indiana e nigeriana. L’anno scorso 23, con i rumeni a fare la parte del leone, per ottenere 11 cittadinanze. «Quest’anno a metà marzo eravamo già a quota otto. Se la tendenza si conferma, entro fine anno batteremo ogni record», annuncia Elisa Martini, assessore ai servizi sociali, con delega anche a conferire le cittadinanze. «Le cerimonie sono su appuntamento, il giovedì mattina, con una media oramai di due al mese. Io leggo una formula breve di una ventina di righe in cui si citano i documenti sulla base dei quali il ministero dell’Interno ha concesso la cittadinanza», dice l’assessore. «Dall’inoltro della domanda alla conclusione dell’iter passano in media dai tre ai quattro mesi. Ma non mancano gli intoppi», racconta Martini. «Succede spesso per i cittadini africani, quando il cognome trascritto sul passaporto non coincide con quello registrato all’anagrafe del Paese d’origine. Alle volte occorre che l’interessato torni in Africa per risolvere o si faccia aiutare da amici e parenti rimasti a casa».

La cerimonia prosegue con il neo italiano che giura fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione. «L’amministrazione regala una copia della Costituzione e la bandiera italiana», dice Martini. Quasi mai nessuno arriva all’appuntamento da solo: ci sono parenti e amici, si scattano foto per immortalare il momento.

«Alcuni portano in municipio un piccolo regalo, segno di gratitudine per essere stati accettati in quello che oramai considerano a tutti gli effetti il loro Paese», aggiunge. Dopo aver trovato lavoro-molti nelle industrie di macellazione della carne–alcuni hanno comprato casa, altri hanno fatto arrivare le mogli e fratelli. Così mettono radici. «Sentono di far parte della comunità, diversi mandano i figli all’università, in parrocchia abbiamo anche un animatore d’origine ghanese, che parla benissimo il dialetto locale», conclude l’assessore.VA.ZA.

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