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Lo scomparso è morto, il corpo era nel laghetto

Una fase delle ricerche
Una fase delle ricerche
Una fase delle ricerche
Una fase delle ricerche

È stato rinvenuto lunedì mattina, intorno alle nove, il corpo senza vita di Damiano Gaiardoni, il 34enne originario di Castel d’Azzano che dallo scorso 18 dicembre aveva fatto perdere le sue tracce. Ad individuarlo sono stati i vigili del fuoco di Verona. Il ritrovamento è avvenuto a seguito di un ulteriore sopralluogo sul letto melmoso di un piccolo lago artificiale a Grezzano di Mozzecane, dopo che non era stato sufficiente abbassarne il livello dell’acqua il giorno prima. Per tutta la giornata di domenica, infatti, sia le operazioni dei sommozzatori dei vigili del fuoco arrivati a Grezzano da Venezia che le ricerche sull’imbarcazione del 115 non avevano portato risultati. Nella notte tra domenica e lunedì, quindi, era stato completamente prosciugato il bacino d’acqua e dopo un nuovo accertamento (già programmato il giorno prima) è stato individuato il cadavere del 34enne. Sul posto, lunedì mattina, sono accorsi i carabinieri di Villafranca, la protezione civile di Vigasio che negli ultimi giorni aveva presidiato e battuto ogni metro della campagna tra Povegliano e Mozzecane e i sanitari del 118 che hanno constatato il decesso. La salma, su disposizione del magistrato, è stata poi trasportata all’ospedale di Borgo Roma per effettuare l’autopsia. La causa della morte, in mancanza di alcun segno di violenza, sarebbe da ricondurre a ipotermia o annegamento. La vasca di contenimento, nei pressi di un altro laghetto di pesca sportiva, è stato oggetto di minuziose ricerche dopo che proprio i vigili del fuoco di Verona avevano ritrovato sul ciglio dell’acqua il giubbotto nero di Gaiardoni. Dentro c’era il suo cellulare. Quello stesso telefonino, per altro, che risultava staccato ormai da quasi due settimane. Le operazioni di domenica, però, sono state rese complicate prima dal livello dell’acqua (abbassato in due riprese, fino alla decisione presa intorno a mezzogiorno di svuotarlo completamente) e poi dal fondale fangoso e zeppo di alghe. Il corpo del 34enne infatti non era stato individuato benché lo svuotamento della vasca fosse quasi ultimato nel tardo pomeriggio, perché incastrato sul letto del bacino d’acqua. Domenica sera, inoltre, erano state ritrovate anche le scarpe e una maglietta: tutti indizi che facevano presagire al peggio. Le ricerche, durate diverse giorni, condotte anche con l’elicottero del 115 e le unità cinofile, sono dunque terminate con il peggior epilogo possibile. •

Nicolò Vincenzi

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