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La storia

La forza di Monia, medico con tre figli autistici. E una lettera portata dal destino

La storia
La lettera del bambino a Santa Lucia recuperata nel Lazio
La lettera del bambino a Santa Lucia recuperata nel Lazio
famiglia disabili villafranca

Ci sono storie straordinarie sia per forza d’animo che per singolarità. Sono straordinarie per la potenza con cui una famiglia resiste a certe situazioni, per quello che scopre e per come lo affronta.

La famiglia di Monia vive a Villafranca ed è una di queste. Con il marito ha avuto tre figli. Il primo, D., ha cinque anni, i secondi sono due gemelli più piccoli. Tutti e tre autistici. I genitori, invece, hanno scoperto di rientrare nello spettro autistico solo quando hanno iniziato a fare i test per i loro bambini.

 

C’è una forza che va oltre la normalità. Non potrebbe essere altrimenti. Monia racconta di sé e parla di un ponte: sulle sponde ci sono i suoi figli, oltre c’è il mondo con tutti gli altri. E se c’è un ponte c’è un collegamento. Un punto d’incontro che può mischiare tutto. «Abbiamo scoperto di rientrare nello spettro autistico anche io e mio marito solo da qualche mese», spiega la mamma medico.

Lei, infatti, come se il destino volesse raccontare qualcosa in più rispetto alla semplice coincidenza, è laureata in medicina ed è specializzata in genetica. «Mi sono accorta molto presto che il più grande aveva qualcosa di non comune. Poi, quando sono nati i gemelli i dubbi si sono amplificati e abbiamo deciso di fare i test per tutti e tre». I risultati dicono che il più grande è affetto da autismo grave, mentre per gli altri due si parla di lieve e moderato. Gli ulteriori test che mamma e papà hanno voluto condurre, hanno portato a capire che tutta la famiglia, anche se in forme diverse, rientra nel cosiddetto spettro.

È la forza di ciascuno a decidere con quale potenza affrontare il destino. La scelta dei due genitori è stata quella di aprirsi. Confrontarsi. La più difficile delle decisioni possibili: mostrarsi al mondo. Anzi, molto di più. Monia ha aperto un canale Youtube (autismo ad alto funzionamento) dove con i suoi video mostra la quotidianità assieme ai figli, ma anche come gestire certe situazioni. E sui suoi social network fa lo stesso; inoltre partecipa a dibattiti e convegni: da mamma e da genetista. Sono una porta aperta per chi ha la voglia, e il coraggio, di guardare dentro a quella stanza. «Non condividere fa paura. Crea diffidenza. Io voglio che il mondo dei nostri figli sia visibile perché solo la conoscenza crea accoglienza», dice. E aggiunge: «Possiamo essere d’aiuto ad altre famiglie nella nostra stessa situazione».

La lettera del bambino a Santa Lucia recuperata nel Lazio

Il destino si è messo in mezzo anche con il figlio maggiore, rendendo un gioco un altro modo per creare una rete e collegare luoghi lontani. I suoi desideri a metà dicembre sono volati in cielo, legati ad un palloncino che ha percorso molti chilometri. D., come tutti i suoi compagni nella letterina per Santa Lucia, scritta insieme alla mamma, ha espresso un desiderio particolare. Non un gioco, ma la richiesta di poter comunicare con i genitori e con gli amici a scuola. Non sentire rumori troppo forti oppure di poter ascoltare quando al compleanno gli cantano tanti auguri senza nessun fastidio. Non servono regali, ma serenità e amore si legge nel bigliettino. Le correnti dei venti o chissà quale altra forza ha fatto arrivare quella letterina nel giardino di una famiglia che vive in provincia di Frosinone. Qualche giorno fa quel bigliettino ha ricevuto una risposta ed è stata fatta recapitare all’indirizzo della materna villafranchese: «Non sono Santa Lucia e non faccio miracoli, sicuramente proverò ad esserti vicina con la preghiera», scrive chi firma la lettera.

Monia, dunque, ha contattato il mittente: è la mamma di due bambini originaria di Paliano. Monia al telefono le ha poi spiegato qual era la situazione e la realtà che stava dietro a quel biglietto e appena possibile, dal paesino ciociaro, chi ha ritrovato quel palloncino rosso partirà per venire a trovare tutta la sua famiglia. È una vittoria, un altro tassello per lei e la sua battaglia. «Per noi», racconta, «è molto importante che il palloncino sia arrivato a qualcuno e che quel qualcuno abbia colto il miracolo che chiediamo. È importante una preghiera, un pensiero. Prendiamo tutto».

Quella era una lettera preparata insieme a lei anche perché è proprio Monia il punto di contatto fondamentale. E poco importa se il mezzo è un palloncino, una lettera, un video su Facebook o Youtube. «Facciamo di tutto perché i nostri figli abbiano una vita più serena possibile. Non è facile, ma nei loro occhi vedo che l’unica cosa che vogliono è che tutti siano felici». «Sono bambini straordinari», conclude, «sono contenti quando vedono gli amici giocare spensierati. Proprio per questo nella letterina l’unica cosa che si chiede è la felicità». Nessun regalo, oltre al più grande di tutti: la serenità. •

Nicolò Vincenzi

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