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L’Italia in Vespa
Il Museo Nicolis
ne celebra il mito

Silvia Nicolis in sella a una delle Vespe del Museo
Silvia Nicolis in sella a una delle Vespe del Museo
Silvia Nicolis in sella a una delle Vespe del Museo
Silvia Nicolis in sella a una delle Vespe del Museo

L’estate ha finalmente bussato alle porte. Così il Museo Nicolis di Villafranca ha deciso di proporre per tutta la stagione una mostra tematica sulla protagonista delle estati del Novecento: la Vespa. Dal 6 luglio al 30 ottobre verranno esposti 70 modelli di un italianissimo prodotto che, proprio per questo, avrebbe forse meritato un titolo meno anglofilo di «Exhibition Vespa» che nulla aggiunge all’intuizione di Corradino D’Ascanio, ingegnere aeronautico, che la brevettò giusto settant’anni fa, il 23 aprile 1946.

L’intento di Enrico Piaggio non era quello di avviare una casa motociclistica, ma semplicemente di trovare una momentanea produzione alternativa, di largo consumo, che consentisse all’azienda di superare le inevitabili secche del dopoguerra e, in seguito, riprendere la tradizionale costruzione aeronautica. Fu così che Piaggio propose alla Moto Guzzi la distribuzione della Vespa, cercando di sfruttare il prestigio e la capillare rete di vendita. Ma Carlo e Giuseppe Guzzi respinsero l’offerta al mittente. E presero la cantonata del secolo. Perché il pubblico, dopo qualche incertezza iniziale, approvò la Vespa e le vendite moltiplicarono fino ad attraversare intere generazioni che in essa trovarono, uomini o donne che fossero, la prima vera emancipazione. «Ma dove va quella? Ma che fa? Perchè non resta a casa?», mormoravano a denti stretti mamme e nonne quando la figlia o la nipote sedevano all’amazzone, ginocchia serrate, sul sellino posteriore della 125 avvinghiate alle spalle del moroso. Vespa e anche Lambretta - onore alla rivale d’eccellenza - furono il primo buco nel muro del recinto domestico. Poi arrivarono le 500, le 600 e i loro abitacoli che permisero ben altre trasgressioni, mentre l’autoradio portava agli innamorati la voce di Rita Pavone che intonava «Che m’importa del mondo?».

Rivivremo quella magica dimensione al Museo Nicolis, in un percorso espositivo ad anello dove verrà rappresentata tutta la storia dello scooter italiano per antonomasia: dalle origini fino agli ultimi modelli, passando attraverso il dopoguerra, la ricostruzione, la ripresa economica, gli anni del boom e della Dolce Vita, senza dimenticare la pellicola famosa Vacanze Romane nella quale la vera protagonista, insieme a Gregory Peck e Audrey Hepburn, fu proprio la Vespa, esportata poi in tutto il mondo. Sullo sfondo, le sette collezioni del Museo Nicolis, con centinaia di auto, moto e biciclette d’epoca che attirano, ogni anno, 30 mila visitatori da 30 Paesi nel mondo.

Tra i pezzi introvabili, il padre di tutti gli scooter: lo Skootamota (ecco forse l’origine della parola scooter) del 1919 che si trovava nelle cantine del Carlo Felice Trossi a Biella, quando i progettisti della Piaggio intuirono che l’Italia aveva bisogno di «Paperino», come venne battezzato il primo prototipo della Vespa, il quale assunse poi il nome definitivo per via dei fianchi stretti e del posteriore largo. «La Vespa», sottolinea Silvia Nicolis, «è un’icona del nostro Paese perché a fianco della grande storia porta con sé milioni di storie individuali, i pomeriggi del doposcuola, i primi concerti, gli amori adolescenziali, l’uscita di casa. Un concentrato dei valori positivi del made in Italy e dell’ingegno che, con poche risorse, riuscì a catturare la simpatia del mondo».

Alla mostra contribuiranno il Registro Storico Vespa, il Vespa Club Italia e la Fondazione Piaggio.

Danilo Castellarin

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