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Isola della Scala:
alla Fiera
il sorriso abbonda

La Fiera del riso è l’evento più importante di Isola della Scala
La Fiera del riso è l’evento più importante di Isola della Scala
La Fiera del riso è l’evento più importante di Isola della Scala
La Fiera del riso è l’evento più importante di Isola della Scala

Il caso di Isola della Scala è decisamente singolare: tale è la partecipazione ad ogni abbuffata popolare, che le presenze in Fiera potrebbero essere calcolate con il contapiatti, per così dire, che ricorderebbe il contapersone utilizzato abitualmente in qualsivoglia centro commerciale. Insomma, servirebbe proprio quel marchingegno, se mai davvero esistesse, considerato che gli addetti della Fiera dispensano addirittura 700 mila pietanze l’anno: 500 mila soltanto durante la manifestazione dedicata al riso coltivato attorno ai padiglioni.

L’insieme di negozi che negli anni Ottanta a San Martino Buon Albergo si denominò, primo nella provincia, centro commerciale, è visitato oggi da 750 mila clienti l’anno. Giusto per abbozzare le dimensioni degli eventi ad Isola della Scala. E quanto un centro commerciale, la Fiera ricambia qualche immancabile sacrificio (traffico) con qualche provvidenziale beneficio (lavoro).

«Almeno il 50 per cento del fatturato è relativo a ordinativi commissionati a Isola della Scala: per lo più prodotti alimentari e servizi», spiegano il presidente Alberto Fenzi e il direttore dell’ente Roberto Bonfante. Una messe più che mai propizia in tempo di crisi per gli agricoltori, gli artigiani e i commercianti.

Già che ci siamo, è bene dare un altro dato. La controllata (Fiera) equivale più o meno alla metà della controllante (amministrazione cittadina): 3 milioni 600 mila euro il fatturato dell’ente, 8 milioni di euro il bilancio del Comune. A riprova di quanto sia determinante il presidente, oltre al sindaco, di turno a Isola della Scala. «L’utile societario, solitamente di 50 mila euro l’anno, è reinvestito nell’ente o consegnato al Comune», aggiungono Fenzi e Bonfante.

La Fiera è gestita da un direttore, appunto e da un impiegato, destinati dal Comune all’ente. La segreteria dipende direttamente dalla Fiera. Gli altri collaboratori giungono all’occorrenza.

«Più o meno un migliaio delle quattromila famiglie residenti è coinvolto a vario titolo nei diversi eventi», aggiunge il vicesindaco Michele Gruppo, delegato alle società a partecipazione municipale, «La Fiera, avvalendosi di un bando pubblico e consultando il Comune, assume temporaneamente e mediamente 300 abitanti l’anno: disoccupati, studenti, casalinghe e pensionati. Un quarto di essi è composto da adulti che hanno bisogno di uno stipendio per quanto occasionale e ridotto o di giovani che alternano il lavoro all’Università o ad altre scuole. Mentre una trentina di associazioni, che hanno ciascuna una trentina di iscritti e le cui attività hanno attinenza con le attività della Fiera, riceve, quale compenso per l’opera prestata nelle manifestazioni, un contributo che all’80 per cento deve essere destinato all’organizzazione di iniziative nel territorio». Si tratta, in conclusione, di quel migliaio grossomodo delle quattromila famiglie a cui accennavamo in precedenza.

A cogliere le opportunità sono anche gli espositori. La maggioranza delle 170 aziende che prendono in affitto gli spazi all’interno della Fiera proviene dal Veneto. Le altre dal Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Sicilia. Altre ancora dall’estero. L’ente gestisce una ventina di eventi a Isola della Scala e altrettanti al di fuori della cittadina. «Non siamo, però, cannibali che mangiano le fiere d’altri. Ci invitano per garantirsi la nostra esperienza negli allestimenti», tranquillizzano il presidente, il direttore e il vicesindaco.

Si sa, ad Isola della Scala hanno sempre i cuochi indaffarati ai fuochi ed i commensali affamati ai tavoli. Certo, i mutui contratti per pagare gli investimenti volti a migliorare la Fiera da qualche parte e in qualche maniera bisognerà pure che siano ammortizzati. Dunque, sarebbe indispensabile il contapiatti, anche in casa d’altri.

Stefano Caniato

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