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Investito dall’auto in garage
«Ora abbraccia tuo figlio»

Luigi AldighieriMonsignor Pietro Salvetti e la bara di Luigi Aldighieri FOTO PECORA
Luigi AldighieriMonsignor Pietro Salvetti e la bara di Luigi Aldighieri FOTO PECORA
Luigi AldighieriMonsignor Pietro Salvetti e la bara di Luigi Aldighieri FOTO PECORA
Luigi AldighieriMonsignor Pietro Salvetti e la bara di Luigi Aldighieri FOTO PECORA

Ora papà Luigi abbraccia il figlioletto Fabio in cielo e qui, nella vita terrena, altre persone da questa disperazione traggono invece speranza per nuovi giorni. Con questi pensieri, monsignor Pietro Salvetti, parroco di Mozzecane, ha cercato di portare conforto alla famiglia di Luigi Aldighieri, durante il funerale dell’uomo che è stato celebrato ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale gremita di persone del paese, in cui gli Aldighieri si erano trasferiti dieci anni fa. C’erano tanti anche venuti da Povegliano, loro paese d’origine.

Ma è un dolore incolmabile quello della moglie, Elisabetta Turrin, e della figlia Jessica. Un dolore pesante da sopportare per la tragica fatalità che ha causato la morte di Luigi: la moglie l’aveva investito il 5 settembre tornando dal lavoro, sulla rampa che porta ai garage di casa dove il marito stava pulendo un pozzetto di raccolta dell’acqua piovana. E pesante perché Elisabetta e Jessica, insieme a Luigi, dieci anni fa avevano affrontato un’altra ferita enorme: la perdita del figlio minore e fratello, Fabio, morto a 14 anni in un incidente in motorino.

«Ora Luigi ha riabbracciato Fabio che lo aveva preceduto in paradiso. E pensiamo cosa possa essere stato questo incontro di infinito amore tra papà e figliolo. Perché l’amore di un padre e di una madre non si spezza mai e continua anche dopo la morte», ha spiegato il parroco davanti alla moglie di Aldighieri, alla figlia, all’anziana madre Teresa e alla sorella Lucia. «È difficile pregare dinnanzi alla morte inaspettata. Dio ci chiede di salire su una croce troppo grande, troppo pesante. Ma chi crede si stringa a essa e preghi per Luigi», ha continuato il parroco ricordando infine il gesto di generosità di Aldighieri i cui organi sono stati donati

«La nostra sofferenza sia una preghiera per Luigi che con la sua morte ha fatto offerta di vita donando gli organi. La disperazione cede il posto alla vita e alla speranza». Poi un pensiero al defunto: «La mamma Teresa, la moglie Elisabetta, Jessica con Alessandro e la sorella Lucia ti saranno sempre vicini».

Aldighieri, 60 anni, era originario di Povegliano dove per anni aveva vissuto in via Masaccio, nel quartiere Crocetta, lavorando come operaio dopo il diploma all’Istituto di addestramento al lavoro di Villafranca, l’ex Ial, dove lo chiamavano «Luigino», per via della corporatura minuta. Lo stesso motivo per cui il figlio Fabio era chiamato «Fabietto» a Povegliano.

Il paese fu scosso dalla morte del ragazzino, nel marzo del 2007. La famiglia decise di trasferirsi a Mozzecane dopo qualche mese da quel lutto. Lì Aldighieri aveva cambiato vita, andando ad abitare con la moglie in via don Giuseppe Bonizzato e aprendo la friggitoria in centro Il pesciolino d’oro, locale che aveva condotto fino a poco tempo fa. Per questo a portare l’ultimo saluto e a tendere una mano sulla sobria bara di Luigi, coperta da anturium bianchi e fiori blu, c’era la comunità di Mozzecane che l’aveva accolto e che lo conosceva bene per la sua attività, e i tanti amici e parenti venuti da Povegliano dove la salma, dopo il funerale, è stata condotta per la tumulazione al cimitero.

Maria Vittoria Adami

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