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Il ragazzo
anticristo
che fa paura

Idolatrato dal suo pubblico di giovanissimi e detestato da chi vede in lui una figura diseducativa che inneggia all’odio, alla violenza, alla morte, alla droga, Marilyn Manson, nato nel 1969 e sul palco dal 1989, è abituato al velo di polemiche che accompagnano il suo arrivo nelle tappe dei tour. E su questo ha costruito la sua fortuna. Educato in una scuola cristiana ligia e rigorosa, dalla quale ha sempre tentato di farsi espellere, come nome d’arte ha scelto due figure note dell’America: la diva Marilyn e l’efferato serial killer Manson. Una nomea da anticristo e un look satanico, Manson ama dare spettacolo bruciando la bibbia sul palco durante i concerti. Il suo ultimo album, in lavorazione, doveva chiamarsi Say10 (in inglese la pronuncia richiama la parola satana) e uscire a San Valentino, data della strage di Chicago del 1929 quando gli uomini di Al Capone sterminarono la banda di Bugs Moran. Nel 1999 una frangia dell’opinione pubblica americana gli addebitò responsabilità per la sparatoria nella High school di Columbine in Colorado: due studenti, animati da una feroce rabbia contro la società, uccisero sparando e uccidendo 12 ragazzi e un insegnante. I due ascoltavano la musica di Manson che in un’intervista disse a Michael Moore: «È facile buttare la mia faccia in Tv perché sono un manifesto della paura: rappresento ciò che tutti temono perché faccio e dico ciò che voglio». Oggi a Roma, domani a Villafranca e in autunno a Torino, per le tre tappe italiane non rilascia interviste alla stampa. M.V.A.

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