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Il calcio donne pensa al futuro Nuovi spogliatoi e uno stadio

Il presidente Giuseppe Boni parla con alcune calciatrici della Fortitudo Mozzecane FOTO PECORAIl campo usato dalla squadra femminile di Mozzecane
Il presidente Giuseppe Boni parla con alcune calciatrici della Fortitudo Mozzecane FOTO PECORAIl campo usato dalla squadra femminile di Mozzecane
Il presidente Giuseppe Boni parla con alcune calciatrici della Fortitudo Mozzecane FOTO PECORAIl campo usato dalla squadra femminile di Mozzecane
Il presidente Giuseppe Boni parla con alcune calciatrici della Fortitudo Mozzecane FOTO PECORAIl campo usato dalla squadra femminile di Mozzecane

Lo stadio nuovo e l’ampliamento degli spogliatoi. La società di calcio femminile Fortitudo Mozzecane pensa in grande e prova a migliorare le proprie strutture. Se lo stadio, però, rimane per ora ancora un sogno, gli spogliatoi verranno invece ingranditi a breve. I lavori saranno condotti anche dai genitori di alcune ragazze iscritte e verrà realizzata una struttura adiacente a quella già esistente. La storia della squadra femminile dura da oltre un ventennio e l’ampliamento dell’impianto va di pari passo con il passare del tempo. Prima solo un campo a undici, poi a sette, quindi quello a cinque, la costruzione della sede e degli spogliatoi. Partite nel 1996 con l’iscrizione ai campionati studenteschi, a cui hanno partecipato alcune ragazze del liceo Medi di Villafranca, più tardi, la piccola realtà di provincia, ha respirato l’aria leggera della serie A e le vette del calcio nazionale. Il massimo campionato, disputato qualche anno fa, è stato il punto più alto, ma a detta del suo presidente Giuseppe Boni quest’anno proveranno a salire di nuovo. «Non è mai facile gestire una società sportiva», chiarisce subito Boni, «soprattutto se si tratta di calcio femminile. In Italia non c’è ancora un grande seguito, anche se qui stiamo parlando di serie A e B». Molte squadre, anche nel veronese, si affidano e collaborano con quelle maschili più affermate a livello nazionale come Chievo o Hellas. La Fortitudo no. Gestisce la sua attività autonomamente ed è del tutto autosufficiente. I costi sono ingenti: servono almeno 200mila euro all’anno, di cui 15mila solo per l’iscrizione ai campionati. Gli aiuti arrivano dal comune, con una piccola quota e la messa a disposizione del campo, ma il resto dipende esclusivamente da loro e dai conti che devono quadrare ad ogni bilancio. «Viviamo con gli sponsor. Ne abbiamo molti di aziende piccole. Meglio che averne solo uno, non si sa mai», confessa il presidente. «Non è facile trovarne, come per tutti. Ma se siamo qui da 22 anni vuol dire che anche da quel punto di vista ci si può fidare di noi, bisogna creare un rapporto di stima reciproca sul territorio». Ci sono tuttavia tante differenze con il panorama maschile. Se il calcio è lo sport nazionale per eccellenza, probabilmente non lo è nel mondo femminile. «La più evidente», spiega ancora il presidente alla guida della Fortitudo da poco più di un anno, «è il bacino d’utenza. Una squadra medio piccola maschile, di categoria, può trovare calciatori anche solo all’interno del paese: per noi non è così. Dobbiamo cercare calciatrici in un raggio di 40 chilometri». Questo significa soprattutto spese per le sportive per il trasporto, che vengono in parte sopperite dai compensi che la società dà alle ragazze della prima squadra. «Se fossimo in città, sarebbe più facile sotto tanti aspetti. Uno su tutti: la possibilità di scelta delle atlete sarebbe meno complicato, qui parliamo pur sempre di Mozzecane con i suoi 6mila abitanti». E prosegue: «Mantova non è molto coperta sotto questo punto di vista, per questo peschiamo molto oltre provincia». Lo stesso si può dire per i dirigenti e collaboratori. «Non è semplice trovare qualcuno che si dedichi alla Fortitudo se non abita nei paraggi. Questo, purtroppo, è un limite con cui dobbiamo fare i conti. Il calcio femminile, in questo senso, è dieci volte più difficile da portare avanti rispetto a quello maschile». Un punto di forza, però, è il settore giovanile. Questo comporta almeno due vantaggi: le entrate, per le iscrizioni e nuove energie da utilizzare in campo. Intorno alla Fortitudo gravitano infatti un centinaio di ragazze; ci sono sei squadre e la calciatrice più piccola ha solo sette anni. Una società di provincia deve necessariamente sostentarsi, oltre che con i soci, anche con l’ausilio di volontari e genitori. A marzo le ragazze giocheranno una gara interna di campionato allo stadio comunale di Villafranca: «In oltre vent’anni di attività sarà la prima volta per noi, è un onore», ammette Boni. Segno che i tempi stanno cambiando e di una maggiore attenzione per un movimento che all’estero è molto più affermato? Forse. Dopo l’anno in serie A, nel 2012-2013, dove la Fortitudo si è battuta contro squadre del calibro di Lazio, Brescia ma anche Verona, nello storico derby, attualmente lotta per le prime posizioni della serie B. Il campionato consente di girare lo stivale ed affrontare trasferte importanti: Abruzzo e Marche su tutte, ma si abbracciano in totale sei regioni italiane. «Perché si dovrebbe preferire la nostra realtà a quella di altre società maschili del territorio? Per aprire la mente, vedere l’Italia e confrontarsi con altri mondi. Questo è impensabile per quasi tutte le altre squadre di paese». L’obiettivo immediato è facile da intuire: la A, di nuovo. •

Nicolò Vincenzi

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