<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

I forzati del sit in anti profughi
Notti in tenda per sorvegliare

La manifestazione all’arrivo dei profughi a RoncolevàL’accampamento dei manifestanti con le due tende canadesi e lo striscione
La manifestazione all’arrivo dei profughi a RoncolevàL’accampamento dei manifestanti con le due tende canadesi e lo striscione
La manifestazione all’arrivo dei profughi a RoncolevàL’accampamento dei manifestanti con le due tende canadesi e lo striscione
La manifestazione all’arrivo dei profughi a RoncolevàL’accampamento dei manifestanti con le due tende canadesi e lo striscione

È orami trascorsa una settimana da quando a Roncolevà è giunta una quarantina di profughi alloggiati in una violetta privata che si affaccia sulla strada provinciale che da Trevenzuolo porta a Mantova. Da allora sul piazzale della ditta Squassabia, a ridosso della recinzione del cortile della villetta, acquistata dalla cooperativa Versoprobo di Vercelli che gestisce il gruppo di rifugiati, è stato attivato un presidio di cittadini che, a turno giorno e notte, sorveglia i movimenti all’interno di essa. Due tende canadesi, e una più grande dove è stato collocato un frigorifero, una televisore e l’occorrente per chi passa la notte in tenda, sono la logistica per le 5-6 persone che si alternano nel presenziamento del luogo.

«Quando cala la sera sul piazzale della ditta Squassabia, che ci ha gentilmente concesso di installare le tende, arrivano diverse decine di persone, anche dai paesi limitrofi, per dare un segnale forte della volontà di non abbassare la guardia su quanto sta accadendo nella nostra piccola comunità», osserva Paola Reani uno dei portavoce di un comitato costituitosi ad hoc per protestare contro l'arrivo dei profughi. La presenza di decine di persone alla sera dà l'idea di quanto la questione sia molto sentita dalla popolazione che manifesta la sua rabbia anche con uno striscione Roncolevà alza la testa. I cittadini che danno man forte al presidio trascorrono insieme un paio d'ore che spesso sono allietate anche da una spaghettata.

«Noi non abbiamo paura dell’uomo nero ma dell’uomo bianco, delle cooperative che stanno facendo affari sulla pelle delle miserie umane. Quaranta ragazzi in 165 metri quadrati, di cui ne avranno a disposizione quattro a testa, due bagni, in cattività ed ozio per mesi forse anni, quali reazioni potranno avere? Cosa potremo loro offrire qui, che non c’è nulla? Si parla di accoglienza, umanità e pietà ma non c’è niente di tutto questo in ciò che stiamo vedendo», aggiunge Paola Reani, tra le prime persone ad essersi attivata contro le modalità adottate dalla cooperativa. «Noi stiamo qui notte e giorno instancabilmente», aggiunge Tatiana Moretti, «perché vogliamo che capiscano chiaramente che non intendiamo mollare né abbassare la testa. Il nostro è un paese piccolo, ma che risponde. La manifestazione è continua, l’obiettivo sono il sistema ed in particolare le cooperative che vincono gli appalti per la gestione dei migranti».

«Abbiamo un gruppo su whatsapp, siamo già quasi un centinaio», osserva, «e appena la sentinella lancia l’allarme si corre a supportare. Controlliamo e supervisioniamo tutti i loro movimenti, chi entra e chi esce. Allertiamo le forze dell’ordine se qualcosa non va. Tutti collaborano compatti per un unico obiettivo: farli mollare».

Tra i cittadini che si alternano nel presidio ci sono anche donne con bambini, nonne con i nipotini in carrozzina.

«Questo a dimostrazione che il problema sta preoccupando la comunità», osserva Paola Reani. Il comitato giovedì sera si è riunito per organizzare i turni di presenza del presidio, affinché non ci siano momenti scoperti. Intanto il sindaco Roberto Gazzani si sta attivando per organizzare, entro breve, un incontro pubblico con i suoi concittadini per affrontare il problema dei profughi.

Lino Fontana

Suggerimenti