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Gestione dell’Iva,
la Procura
indaga su Esacom

Gli uffici della Esacom a Nogara DIENNE FOTO
Gli uffici della Esacom a Nogara DIENNE FOTO
Gli uffici della Esacom a Nogara DIENNE FOTO
Gli uffici della Esacom a Nogara DIENNE FOTO

La raccolta dei rifiuti che viene effettuata in ben venti Comuni sparsi fra la Bassa e l’Ovest del Veronese (Angiari, Belfiore, Casaleone, Concamarise, Gazzo, Erbé, Isola della Scala, Isola Rizza, Nogara, Nogarole Rocca, Oppeano, Palù, Roverchiara, Salizzole, Sorgà, San Pietro di Morubio, Terrazzo, Trevenzuolo, Sorgà e Vigasio) è finita sotto la lente d’ingrandimento dell’autorità giudiziaria.

Nel corso della discussione relativa alla Tari, la tariffa relativa alla raccolta dei rifiuti, nel corso del Consiglio comunale di Vigasio, è stato per la prima volta affermato pubblicamente che la magistratura veronese ha avviato un’ indagine sul servizio di raccolta dei rifiuti effettuato in quei venti Comuni da Esacom.

Al centro delle verifiche c’è la gestione dell’Iva. Gestione che, secondo un’esposto presentato in dicembre dall’allora consigliere di minoranza, e allora rappresentante di Legambiente, Vincenzo Parise, potrebbe essere stata la fonte di «una possibile truffa ai danni degli utenti-contribu- enti, di un indebito arricchimento da parte di Esacom e di un mancato versamento allo Stato dell’imposta».

«Nelle bollette relative ai rifiuti veniva calcolata, e incassata, l’Iva anche se non era poi esplicitata nelle comunicazioni agli utenti», afferma Parise. Il quale, nell’esposto che aveva presentato alla Procura, alla Corte dei Conti, all’Agenzia delle Entrate, alla Guardia di finanza e all’Autorità nazionale anticorruzione, ipotizzava l’ipotesi di un «indebito arricchimento da parte di Esacom», conseguente al «mancato versamento dell’Iva allo Stato».

Esacom è subentrata nel 2012 nella racolta dei rifiuti a Eco-Cisi, pur mantenendo la sede dell’attività a Nogara, al civico 1 di via Antonio Labriola. Da allora l’azienda - che è a totale proprietà pubblica e che gestisce il servizio in seguito ad affidamento diretto, ovvero in house, da parte dei Comuni – ha gestito un fatturato superiore ai 9 milioni di euro annui. Cifra di cui il 10 per cento, che è relativo ai costi che per legge devono essere coperti integralmente grazie alla tariffa, è stato calcolato come Iva.

Secondo quanto afferma nel suo esposto Parise, Esacom, pur non esplicitandolo nelle bollette, «ha chiesto agli utenti di pagare il servizio comprensivo del 10 per cento di Iva che poi non ha versato all’erario». Sulla base di una stima prudenziale, la cifra in questione sarebbe di poco inferiore ai 4 milioni di euro. Impossibile dire se è proprio in seguito all’iniziativa partita da Vigasio che si è mossa la magistratura. Fatto sta che in Consiglio comunale a Vigasio, rispondendo ad alcune domande, il direttore generale di Esacom Maurizio Barbato ha dato notizia che sul tema dell’Iva sulla raccolta dei rifiuti ci sono in corso indagini.

«Già alcuni mesi fa», spiega Barbato, «la Procura di Verona ci ha chiesto delle informazioni che noi abbiamo dato, garantendo la massima collaborazione». «Da allora non abbiamo più saputo nulla ma ritengo che le indagini siano ormai concluse», continua il direttore. Secondo il quale «i vertici di Esacom stanno attendendo con grande serenità il pronunciamento della magistratura prima di attuare qualsiasi iniziativa». «L’ azienda», precisa, «ha agito come hanno fatto tutte le analoghe realtà attive in Italia, visto che le normative sono decisamente chiare per quanto riguarda l’argomento».

«La situazione, comunque, ora è cambiata», precisa Barbati, «visto che, con la trasformazione da tariffa a corrispettivo del pagamento del servizio, attualmente vengono emesse fatture; fatture nelle quali viene esplicitata l’Iva che, cosa che costituisce certo per loro un beneficio, le ditte possono scaricare».

Luca Fiorin

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