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Disabili verso una nuova meta
Si gioca a rugby in carrozzella

I Mastini Cangrandi durante una partita (foto Valeria Morgia)
I Mastini Cangrandi durante una partita (foto Valeria Morgia)
I Mastini Cangrandi durante una partita (foto Valeria Morgia)
I Mastini Cangrandi durante una partita (foto Valeria Morgia)

Quattro ruote, paraurti, guanti protettivi, meccanico in panchina e la tenacia dei mastini. È tutto pronto per il primo torneo Wheelchair rugby di Villafranca, un quadrangolare interregionale di rugby per atleti tetraplegici organizzato dalla squadra Mastini Cangrandi Verona, presieduta da Paolo Macaccaro, di Dossobuono, già atleta azzurro nella nazionale di basket in carrozzina.

Il torneo, che vedrà impegnate la squadra di Verona, i 4cats di Vicenza, il Padova rugby e la polisportiva Milanese, sarà ospitato al palazzetto dello sport domenica, dalle 9.30 alle 18.30, quando si chiuderà con la cerimonia delle premiazioni.

Sarà una giornata dedicata a una disciplina non organizzata, ancora, in federazione e che per questo affronta ostacoli legati alla mancanza di direttori sportivi, arbitri, tecnici. Ma non per questo Macaccaro si è fermato. Biologo molecolare, dottorando in oncologia, 30 anni, affetto da una tetraparesi spastica in seguito a un parto gemellare prematuro, Macaccaro è nato con un’emorragia cerebrale, ma anche con una marcia in più, quella che gli fa «stanare» i giovani che come lui non possono camminare e possono parzialmente muovere braccia e mani e convincerli che «la disabilità ti chiude tante porte, ma te ne apre molte altre». Come quelle delle discipline sportive: «Il tetraplegico in genere tende a chiudersi in casa. Per questo un’azione importante è quella di andare da lui e lavorare anche sulle famiglie, per farlo uscire. Il rugby in carrozzina, inoltre, è utile per chi è tetraplegico in seguito a un incidente: ha una funzione riabilitativa fisica, ma anche psicologica. Aiuta a socializzare e mette a confronto persone che condividono una stessa situazione. I familiari non ti capiscono appieno, ma chi sta come te o peggio sì. E il confronto scatena una reazione che è meglio di qualunque fisioterapia. E agevola anche l’indipendenza: ci muoviamo con le nostre auto, riadattate. E si lascia a casa la famiglia», sorride. Serve un cambio di mentalità, per Macaccaro: «Si vive la disabilità come una penalità, invece, per questo sport fa curriculum. E noi cerchiamo atleti».

Nata tre anni fa, infatti, la Mastini Cangrandi è oggi formata da sette persone. Oltre al presidente, giocano, allenati da Eros Biondani, Giuseppe Testa, Alberto Danzi, Stefano Paoli, Paolo Antonelli, Sebastiano Bigi, Mattia Vincitelli, tutti tra i 30 e i 45 anni, di Verona e provincia, e con diverse patologie: «Includiamo persone con lesioni in almeno tre arti».

Macaccaro, studiando all’università a Padova, ha iniziato là a giocare a pallacanestro. Poi, con alcuni amici, è passato al rugby, che ha importato a Verona. La disciplina mancava ed è l’unico sport di squadra per tetraplegici. Si gioca sul campo da basket, quattro contro quattro. Le carrozzine hanno paraurti per i contrasti che, come nel rugby normale, non mancano. Anzi: «Si sentono dei botti!». Per questo in panchina siede il meccanico per sostituire ruote che saltano o perni e persino per le saldature. Per segnare, si deve fare meta. E lo si fa con un pallone da pallavolo, perché è necessario farlo rimbalzare per passarlo ai compagni. I guanti speciali e antiscivolo servono per proteggere, ma tengono al contempo aperte le mani che nei tetraplegici tendono a chiudersi, agevolando la funzionalità degli arti. «Negli altri sport di squadra gli atleti sono meno protagonisti, rispetto al rugby», conclude Macaccaro.

«Finora al palazzetto abbiamo ospitato eventi agonistici o spettacoli, ora apriamo le porte a questa iniziativa dando un segnale alla disabilità», spiega l’assessore allo sport Roberto Dall’Oca. «Promuoviamo così il movimento giovanile di questa disciplina e se ci sono ragazzi con queste disabilità li aspettiamo. Vorremmo anche tentare di incontrarli, magari nelle loro case, per avvicinarli a questa pratica».

La West Verona Rugby, di Mario Ramundo, darà assistenza in campo e organizzerà il terzo tempo, il ritrovo di tutti gli atleti a fine partita, che si terrà alla baita degli alpini. «Per noi è importante lavorare sul sociale», aggiunge Ramundo, «e divulgare alle altre società questo torneo». I premi, con il logo ad hoc, saranno creati dai disabili della fondazione Historie.

Maria Vittoria Adami

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