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Carenza di medici di base Il caso approda in Regione

A Caselle di Sommacampagna è sempre più emergenza medici di base. Se fino allo scorso settembre i medici in servizio nella frazione erano due, ora uno è andato in pensione e i cittadini, inclusi i più anziani, sono costretti a rivolgersi ai professionisti di Sommacampagna o addirittura di altri Comuni. Nei giorni scorsi il consigliere regionale Andrea Bassi (Centro Destra Veneto - Autonomia e Libertà) ha sollevato il problema sanitario della località veronese, presentando un’interrogazione scritta, in cui chiede alla Giunta regionale e all’assessore alla Sanità quali iniziative intendano prendere per sopperire a tale carenza. «Caselle di Sommacampagna ha una popolazione di oltre 5mila abitanti», spiega Bassi. «Il tetto massimo di pazienti per ciascun medico è fissato in 1.500, oltre ad eventuali eccezioni come i ricongiungimenti famigliari. Pertanto, meno del 30 per cento della popolazione trova assistenza in paese; il restante 70 per cento è costretto a spostarsi», spiega il consigliere regionale. «Così facendo si va a sforare la distanza fissata, ovvero di 4-5 chilometri di lontananza dalla frazione. È un profondo disagio soprattutto per gli anziani, alcuni hanno perso la propria autonomia dovendosi iscrivere da altri medici con sede principale lontana e con esigenze di trasporto difficili da soddisfare». «Con l’interrogazione a risposta scritta ho posto all’attenzione della Giunta regionale e dell’assessore il problema», conclude Bassi, «per stimolare la predisposizione di una soluzione». Del tema si era occupato nei mesi scorsi il consigliere comunale di Sommacampagna Augusto Pietropoli (Gruppo Centrodestra). Nel frattempo, però, la situazione è ulteriormente peggiorata, perché il medico Livio Libardi è andato in pensione e ora in paese è rimasto, a tempo pieno, solo il collega Alberto Cadin, nel suo studio di via Borsellino. «I 1.600 pazienti del dottor Libardi si sono trovati in difficoltà, senza possibilità di iscriversi da un altro medico di Caselle», racconta Pietropoli. «Il disagio in parte è stato limitato dalla disponibilità degli spazi all’interno del centro sociale, trasformati in ambulatorio e utilizzati da alcuni medici di Sommacampagna, che hanno dato la disponibilità per ricevere qui, ma si tratta di poche ore alla settimana», conclude il consigliere. «Siamo ancora in piena fase emergenziale. La mozione che avevo presentato è stata approvata e il Comune ha chiesto all’Ulss 9 Scaligera e alla Regione di risolvere il problema. Finora non abbiamo ancora avuto risposte».

M.TR.

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