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C’è una promessa della lirica che vende frutta e verdura

Elena Camocardi e il suo banco di frutta e verdura al mercato di Valeggio FOTO PECORA
Elena Camocardi e il suo banco di frutta e verdura al mercato di Valeggio FOTO PECORA
Elena Camocardi e il suo banco di frutta e verdura al mercato di Valeggio FOTO PECORA
Elena Camocardi e il suo banco di frutta e verdura al mercato di Valeggio FOTO PECORA

Alessandro Foroni Ha scelto di diventare imprenditrice agricola, ma la passione per la musica e per il canto ce l’ha nel cuore. Vive infatti tra questi due mondi Elena Camocardi, la 26enne di Monzambano che da sei anni in tanti sono abituati a incontrare anche nel suo banco di frutta e verdura a Valeggio in via Jacopo Foroni e, a volte, al mercato di Villafranca. Ambedue i mondi l’hanno accompagnata quasi in parallelo. A quattro anni, infatti, ha iniziato i primi corsi propedeutici alla musica per poi iscriversi al Conservatorio di Mantova a undici anni e frequentare sia la triennale di pianoforte che le lezioni di canto lirico. Al conservatorio ha affiancato gli studi classici al liceo Scipione Maffei di Verona. Intanto cresceva quella passione per la terra che lei aveva respirato dal nonno Gino, passando giornate intere a guardarlo mentre la lavorava. «Appena finito il liceo», racconta Elena Camocardi, «ho preso questa decisione e, da neofita, ho cominciato ad apprendere i vari aspetti del lavoro della terra, specializzandomi nella produzione di frutta e verdura. Ad aiutarmi qualche collaboratore non fisso, i miei genitori, papà Giulio e mamma Anna Maria, nei ritagli di tempo, oltre all’apporto decisivo degli agronomi, fondamentale per ridurre al massimo l’uso della chimica». Poi la giovane imprenditrice s’è scontrata con i problemi di tutti gli agricoltori, dal rapporto con le banche alla commercializzazione dei prodotti, decidendo alla fine di venderne una parte direttamente sui mercati. «Non è semplice», rivela Elena Camocardi, «perché a Valeggio ho il posto fisso, ma altrove, come a Villafranca, mi capita di alzarmi all’alba, recarmi sul posto e aspettare, per poi tornare a casa». Negli anni la giovane continuava ad inanellare partecipazioni a concorsi, dall’ambito classico al pop (Castrocaro e Saint Vincent), con buoni risultati. «Mi sono arrivate tante conferme», dichiara, «ma poi è mancata l’occasione della svolta, sia quando, a diciotto anni, ho provato, senza riuscirci, ad entrare nel coro dell’Arena che quando nel 2011 un mio brano (Io senza di te) è stato selezionato nei primi cento per Sanremo, ma poi la scelta dei pochi concorrenti giovani m’ha visto esclusa». Come tanti giovani italiani, Elena lamenta le difficoltà di poter raggiungere un risultato, a livello musicale, contando solo sulle proprie capacità. «Sono stata a Londra», rileva, «dove spettacoli come “Mamma mia” e “Re leone” vengono programmati per settimane con schiere di giovani interpreti, ma da noi sono poche le possibilità». La sua tecnica vocale e la padronanza dei timbri bassi l’hanno portata ad interpretare ruoli di mezzosoprano, anche in occasioni pubbliche, ma non è semplice conciliare le due attività. «In inverno ho più tempo perché il sole scende prima sui campi e allora mi ritiro in camera e provo». Anche perché sta pensando di aprire un agriturismo, visto che la sua azienda, Elmagisa, è vicina allo splendido borgo medievale di Castellaro Lagusello. Vulcanica com’è trova spazio anche per il volontariato nelle case di riposo e per seguire il progetto La musica del ricordo contro la demenza senile e le malattie degenerative come l’Alzheimer. Cosa riserverà il futuro però non è ancora del tutto definito. Forse non è un caso che Elena Camocardi abbia il suo banchetto valeggiano a pochi passi dalla casa natale di Jacopo Foroni, recentemente applaudito all’Opera festival di Wexford in Irlanda, con drammi lirici che hanno al centro proprio figure di donna (Margherita e prima Cristina, regina di Svezia nel 2013). Stimolante per lei è stato anche il videomessaggio arrivatole in diretta pochi giorni fa durante la trasmissione Rai Detto fatto, condotta da Caterina Balivo, quando ha eseguito l’aria L’amore è un uccello ribelle, nota come Habanera, dalla Carmen di Georges Bizet, un classico brano da mezzosoprano. «Me l’ha mandato», sottolinea ancora emozionata la giovane, «il baritono Luca Salsi, uno dei protagonisti dell’Andrea Chénier con cui il 7 dicembre scorso è stata inaugurata la stagione del Teatro alla Scala. M’ha detto di continuare a studiare perché c’è bisogno di giovani sulla scena e la mia intenzione è di seguire quel consiglio». •

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