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Bilancio e disavanzo, nuovo attacco degli ex

La conferenza della minoranza a Povegliano   FOTO PECORA
La conferenza della minoranza a Povegliano FOTO PECORA
La conferenza della minoranza a Povegliano   FOTO PECORA
La conferenza della minoranza a Povegliano FOTO PECORA

Nicolò Vincenzi «In base a quanto dichiarato dal responsabile finanziario del comune non risultano debiti pregressi e nessuno bussa alla porta del comune per chiedere il pagamento di fatture inevase». A dirlo, ieri mattina in sala Savoldo, è l’ex assessore al bilancio Gianfranco Milanese, e così riassume la posizione della passata amministrazione sulla questione delle casse dell’ente. I riflettori sul bilancio erano stati riaccesi la settimana scorsa dalla delibera della Corte dei Conti. Ora, alla presenza di tutti gli ex amministratori, la minoranza guidata da Claudio Lunardi chiede le dimissioni del sindaco Lucio Buzzi invitando la maggioranza a dissociarsi dalle scelte fatte in questo anno e mezzo «dal signor sindaco e dall’assessore al bilancio Leonardo Biasi». Prima di analizzare il documento redatto a Venezia, Lunardi (che non faceva parte della passata amministrazione) ha rimarcato il clima ostile che la maggioranza ha diffuso in paese. «L’assessore al bilancio durante un Consiglio ha parlato di soldi spariti. Anche se si è subito corretto ha creato un clima da stadio. Ci hanno dato dei ladri», sottolinea. «Il bene fatto dalla precedente amministrazione è già stato dimenticato, ma il male che sta facendo quella odierna verrà ricordato a lungo». Milanese ribadisce: «All’ultimo Consiglio da assessore ero contento perché eravamo riusciti a pagare tutto. Ora, con il clima che c’è, non riesco neanche a uscire di casa». L’attacco si rivolge poi alla scelta del sindaco Buzzi di appoggiarsi a una società esterna per le consulenze sul bilancio. I consiglieri di minoranza precisano che la Corte, nella sua delibera, ha detto che non era a conoscenza di questa richiesta (costata 34mila euro). In proposito Lunardi si chiede se l’assessore al bilancio sia in grado o meno di adempiere alle sue mansioni. Il gruppo sottolinea che la delibera contesta alla maggioranza «di aver procurato un danno erariale, spendendo denaro pubblico per l’incarico affidato a un consulente esterno in modo contrario alle leggi». «Tutti gli atti trasmessi e approvati dall’attuale amministrazione», dice una nota di Nuove Prospettive, «sono stati depositati dalla Corte alla Procura regionale della Corte dei Conti e al ministero dell’Economia e delle finanze». La minoranza, riprendendo un passaggio del documento, sottolinea che gli stessi giudici di Venezia accertano che il comune di Povegliano ha registrato una situazione di sostanziale equilibrio di bilancio e di avanzo di amministrazione negli anni precedenti, tanto da non dar adito a un piano di riequilibro finanziario pluriennale. Dunque, se da un lato è accertato un disavanzo di circa 187mila euro per un errore contabile (riconducibile al periodo in cui Anna Maria Bigon era sindaco), continua il gruppo di Lunardi, la Corte ha prospettato una via ordinaria per risanarlo, che non è stata quella intrapresa dalla maggioranza. Riprendendo la scelta fatta qualche mese fa dall’ amministrazione, l’ex primo cittadino Bigon dice: «Hanno riaperto in maniera illegittima i nostri bilanci già chiusi. La Corte dice che quelle presentate a Venezia sono scritture inattendibili e parla di falsa rappresentazione della realtà contabile. È la stessa Corte che precisa che il risultato (1.111.266,73 euro) deriva dalla mancata adozione delle misure correttive fissate dalla precedente delibera della Corte, arrivata a Povegliano in primavera. La revisione che l’attuale maggioranza ha realizzato ci ha persino fatto sforare il patto di stabilità degli anni passati. E lo ha fatto in maniera illegittima, perché un bilancio chiuso non può essere toccato. Cosa hanno combinato?». Nuove Prospettive riprende poi altri stralci in cui viene precisato come a fine dicembre 2015 il fondo di cassa del comune era di circa un milione e come il basso grado di rigidità della spesa (30%) avrebbe dovuto indurre il Consiglio comunale «alla prudenza prima di deliberare un provvedimento dalle così gravi conseguenze». Il riferimento è al piano di predissesto poi revocato in giugno. «Dimissioni», conclude Lunardi, «prima che il disavanzo aumenti ancora». •

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