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Bassa, parla italiano
l’emergenza casa
Picco di richieste

Le case Ater di via Volta a Porto di Legnago
Le case Ater di via Volta a Porto di Legnago
Le case Ater di via Volta a Porto di Legnago
Le case Ater di via Volta a Porto di Legnago

Dai pensionati alle madri separate con figli a carico. A Legnago, nell’ultimo anno, è quasi raddoppiato il numero di persone in attesa di poter accedere a un alloggio di emergenza e che rischiano di finire in mezzo ad una strada, non avendo più un tetto, complice la crisi economica degli ultimi anni. Tanto che il Comune ha istituito un fondo di 10mila euro per reperire, con l’ausilio di cooperative o altre associazioni, alloggi temporanei a nuclei rimasti senza casa.

In base al resoconto dell’ultima Commissione per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica riservati alle situazioni di emergenza abitativa, riunitasi nei giorni scorsi a Palazzo de’ Stefani, in 12 mesi sono salite da 25 a 41 le richieste di altrettante persone che, spesso con i loro familiari, rischiano di dover passare le notti all’addiaccio. Metà istanze sono relative a nuclei italiani, mentre il restante 50 per cento è rappresentato da stranieri. Tale impennata di richieste si scontra però con la carenza di abitazioni che il municipio può destinare a questo tipo di criticit.

«Dei quattro alloggi che, per legge, l’Ater mette a disposizione del municipio per i casi di emergenza», sottolinea Claudio Marconi, assessore all’Edilizia residenziale pubblica, «tre li abbiamo già assegnati nel giro di poco. Continuiamo ad avvalerci di sistemi alternativi per trovare un posto alle tante persone che fanno richiesta, tra cui sono sempre più numerosi gli italiani». Accanto al caso di un 67enne, rimasto senza casa, che ha deciso di passare le notti in macchina, tra le ultime vicende seguite dal municipio c’è quella di una madre, 45 anni, senza lavoro e con un figlio minorenne. «Per lei», evidenzia Marconi, «così come per un’anziana che si era rivolta ai nostri uffici siamo riusciti a reperire un appartamento vuoto a Porto, che era stato ceduto dal demanio al Comune, e un alloggio agli ex Bagni pubblici del capoluogo». L’assessore: «Il nostro consigliere delegato all’Emergenza abitativa, Elena Zanetti, fa i salti mortali per evitare che queste persone non finiscano in strada».

Vista la mole di richieste urgenti per entrare negli appartamenti, la Commissione si riunirà a settembre per decidere a chi assegnare l’unico appartamento di emergenza. Il Comune convocherà anche un tavolo dedicato all’Emergenza abitativa a cui saranno invitate le sigle sindacali e l’Ater, per monitorare la situazione ed esaminare eventuali provvedimenti da prendere. Per lanciare i progetti pilota che serviranno a garantire ai nuclei l’accesso ad appartamenti, anche privati, a prezzi calmierati, con la manovra di bilancio varata a maggioranza durante l’ultimo consiglio comunale è stato istituito un fondo. «Sono stati accantonati 10mila euro: un inizio, per poter pianificare i primi interventi. Il Comune non può prendere direttamente in affitto appartamenti per le emergenze. Pertanto, attraverso un bando, potremo individuare associazioni o cooperative tramite cui potranno essere reperiti sul mercato alloggi sfitti da destinare alle famiglie bisognose. In città, infatti, i privati possiedono un patrimonio ingente di decine di alloggi sfitti». L’ente locale, nel giro di pochi mesi, avrà a disposizione a Porto anche i 60 appartamenti che una società sta allestendo all’interno di alcuni condomini finora rimasti vuoti. «Quando a settembre avremo a disposizione i primi alloggi», conclude Marconi, «pubblicheremo l’avviso per l’assegnazione avvalendoci della consulenza di Ater».

Fabio Tomelleri

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