<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Addio Enrico Tu e Michele eravate unici»

Venturi seduto accanto alla sua Fiat 500 Abarth, che aveva personalizzato con cura
Venturi seduto accanto alla sua Fiat 500 Abarth, che aveva personalizzato con cura
Venturi seduto accanto alla sua Fiat 500 Abarth, che aveva personalizzato con cura
Venturi seduto accanto alla sua Fiat 500 Abarth, che aveva personalizzato con cura

Addio a Enrico Venturi, morto a 31 anni alla vigilia di Natale durante un’escursione sul Baldo, sulle montagne che amava tanto e gli davano l’ebbrezza della vita: i funerali si svolgeranno oggi alle 15 nella chiesa del Beato Andrea a Peschiera del Garda. Sarà un saluto cristiano, dato dai tanti amici che Enrico aveva, dai familiari, dalla fidanzata Samantha e dalle persone che in questi giorni si sono strette a papà Alberto e mamma Barbara per dar loro la forza di affrontare la seconda tragedia che a distanza di otto anni li ha colpiti, strappando loro entrambi i figli. Nel marzo del 2009 avevano perso il secondogenito, Michele, di appena un anno più piccolo di Enrico. Due fratelli accomunati dalle stesse passioni, che in modi diversi se li sono portati via: Michele morì in un incidente stradale in sella alla sua moto, mentre andava al lavoro a poche decine di metri da casa; Enrico è scivolato per circa 500 metri nel canalone al centro del Vallone Osanna, che da Novezzina conduce a Punta Telegrafo, la cima più alta del Baldo. Nel primo pomeriggio di una domenica soleggiata e limpida, Enrico aveva deciso di fare un’escursione in solitaria per godersi il tramonto in alta quota. Lo faceva spesso, dicono gli amici, sia esplorare la montagna che partire da solo. I volontari del soccorso alpino di Verona e i vigili del fuoco hanno trovato il suo corpo intorno alle 3 della mattina di Natale, privo di vita. Impossibile stabilire se la caduta sia avvenuta durante la salita o al ritorno. Papà Alberto è stato il primo a mettersi alla ricerca del figlio, dopo averlo chiamato al cellulare più volte senza risposta. SAPUTO che non stava trascorrendo la serata con gli amici, ha immaginato si trovasse in difficoltà, sperando in cuor suo non fosse successo nulla di grave. Le foto pubbliche sul profilo Facebook di Enrico raccontano le sue passioni: per la montagna, esplorata con scarponcini, ramponi, snowboard o in bici; per i motori e in primis per la sua Fiat 500 Abarth, che aveva personalizzato con cura; per la compagnia e gli amici, con cui amava condividere le esperienze, anche quelle adrenaliniche come le corse in pista. Amici che in questi giorni hanno continuato ad avere un dialogo immaginario con Enrico, postando pensieri e foto sul suo profilo Facebook. Messaggi di cordoglio e incredulità: «Eri rimasto tu e solo tu riuscivi a far vivere i tuoi genitori con il cuore meno pesante», scrive Greta. «Eri sempre pronto a divertirti ed essere “pazzo”, eri una persona sempre presente, disponibile, sincera, umile», ricorda Mattia. E poi ci sono i sogni infranti: «Una settimana fa eravamo insieme e ci eravamo fatti mille progetti…», scrive Lorenzo corredando il post con una foto scattata in un belvedere panoramico sul lago, «tu come tuo fratello eravate unici e solo chi vi conosceva lo sa». •

Katia Ferraro

Suggerimenti