<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Vogliono portare giù a valle
la gente della montagna»

Giovanni Viviani
Giovanni Viviani
Giovanni Viviani
Giovanni Viviani

Per la ciliegia di Marano ci sono stati tempi migliori, ma rimane un prodotto di qualità. Il sindaco maranese Giovanni Viviani analizza l’andamento del mercato cerasicolo locale, dopo l’allarme lanciato di Ida Lonardi, cerasicoltrice dell’alta vallata. «Grandine, pioggia e Drosphila suzukii, stanno mettendo a rischio l’intero raccolto» aveva denunciato Lonardi dalle pagine del nostro giornale un mese fa, paventando che per l’agricoltura di montagna «potrebbe non esserci futuro».

Non nasconde le difficoltà il primo cittadino. «L’annata è molto difficile dal punto di vista meteorologico e per la minaccia della suzukii», premette. «Ma per i coltivatori in difficoltà, sentirsi dire che è finita, non è un premio per i loro sforzi: portare al mercato un prodotto buono e di qualità richiede un grande sforzo e un aumento di spese. La grandine c’è stata, ma ha preso solo una piccola striscia di territorio. Bisogna comunque riconoscere che con i trattamenti giusti e un poco di fortuna, la maggior parte dei cerasicoltori maranesi sta tentando di salvare qualcosa dell’annata. Con gli allarmi insomma non si combina molto».

Il pericolo maggiore oggi è rappresentato dalla Drosophila suzukii, il moscerino che in soli tre giorni può fare grossi danni. «Non è facile intervenire», assicura Viviani. «La prima cosa da fare è capire quali sono i trattamenti più efficaci e quando vanno effettuati. Da questo punto di vista, mi piace ricordare che, per sua iniziativa, la Cooperativa Cerasicoltori di Marano ha preso contatti e sta collaborando con l’Università di Padova, in particolare col professor Nicola Mori, per studiare il problema e cercare una soluzione. La speranza è quella di trovare un bacillo che possa mettere in difficoltà la suzukii. Una guerra integrata che ha già dato risultati eccellenti con il castagno. È già partito un piano di sperimentazioni mirate, ma, una volta accertatane l’efficacia, ci vorranno ancora tre o quattro anni».

Per i cerasicoltori, i problemi dipendono anche dall’ andamento meteorologico. «Ma per questo ci sono le assicurazioni che coprono i danni provocati da pioggia e grandine e da quello che so, a prezzi sopportabili» precisa Viviani. «Purtroppo si deve anche fare i conti con la spietata concorrenza a livello internazionale. Il problema dell’agricoltura di montagna «è di tutti i comuni montani. Negli incontri tra sindaci per trovare soluzioni, gli unici spazi credibili che si riesce ad individuare sono quelli legati al turismo e all’agriturismo. Non c’è una ricetta che abbia un unico ingrediente vincente. I caseifici chiudono, il latte costa una miseria e poco redditizio è pure il settore zootecnico».

Funzionano invece molto bene le gastronomie locali. «Va integrato il reddito agricolo con attività complementari, come l’agriturismo, le fattorie didattiche o i percorsi di trecking. Dovremmo poi riprendere a produrre le vecchie varietà di frutta ma per fare questo sarebbe essenziale il Centro sperimentale di frutticoltura provinciale di San Floriano, che però la Provincia sta chiudendo».

La montagna è sempre più isolata? «La mia impressione è che vogliano portarci tutti a valle, lungo la provinciale della Valpolicella», conclude Viviani. «Atv sta progressivamente tagliando le deviazioni e le contrade sono sempre meno servite. La Provincia ci chiede di chiudere le strade al traffico la domenica, ma non c’è un’unica corsa di autobus che serva la valle maranese. Per un medico di base o per la guardia medica si è costretti a fare capo a San Pietro in Cariano. I servizi stanno progressivamente sparendo e la montagna rischia di spopolarsi». G.R.

Suggerimenti