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Un finale da leccarsi i baffi Presto il bis del corso di Soave

Si è concluso con un incontro conviviale di altissima cucina, al Groto de Corgnan di Sant’Ambrogio, il corso tenuto da Giorgio Soave e organizzato dalla Libera Università Popolare della Valpolicella. Nel corso, articolato in sette lezioni tenute il lunedì dalle 20.30 per un paio d’ore, il famoso chef dell’altrettanto famoso ristorante ambrosiano, ha presentato e preparato in diretta ricette della tradizione veronese, piatti poveri ma ricchi di gusto come la pasta e fasoi, la pasta all’uovo fatta in casa, gli gnocchi di malga, lo stracotto all’Amarone, la lepre con polenta e il fagiano farcito di uva. Venticinque i partecipanti, non ce ne stava uno di più, attorno ai fornelli della cucina della scuola materna «La torre incantata» di Fumane, messa a disposizione appositamente dall’amministrazione comunale. Hanno participato al corso donne e uomini, attenti alle lezioni e a carpire - block notes in mano per prendere appunti - tutti i segreti culinari che Soave ha svelato con la semplicità che lo contraddistingue. Al termine delle spiegazioni e della cottura, arrivava il momento più atteso: i partecipanti assaporavano quanto preparato, accompagnandolo con un buon bicchiere di vino della Valpolicella. «Io sono un cuoco, non uno chef», puntualizza Soave in modo convito. Oggi ha 74 anni e si è fatto, come si dice, tutta la gavetta. «Ho iniziato a lavare i piatti e poi gradualmente guardando come cucinavano i cuochi», racconta Giorgio Soave, che gestisce da 38 anni il Groto de Corgnan, uno dei ristoranti storici della vallata. Ha una campagna sopra Fumane, a Molina, tra gli ulivi e la vigna, dove coltiva un orto in cui produce le sue verdure e l’olio che poi usa in cucina; raccoglie personalmente radichelle, foglie, germogli, verdure, frutta, anche i funghi chiodini da accompagnare alla polenta o per realizzare la torta salata a base di ricotta per l’antipasto. La sua è una cucina semplice, ma molto gustosa, stagionale, basata sulle tradizioni locali, di grande equilibrio nei sapori, mai un ingrediente sovrasta gli altri, niente decorazioni nel piatto o abbinamenti audaci, niente effetti speciali o fuochi d’artificio. «Il mio segreto è che uso prodotti genuini, raccolti da me, ma soprattutto ci metto l’anima, ingrediente indispensabile». Il sindaco di Marano, Giovanni Viviani, ha intervallato la degustazione delle pietanze parlando della storia della cucina in Valpolicella e di quella popolare di un tempo, del mangiare dei nonni, di condimenti e abitudini. «Visto il grande successo riscosso da questo corso, abbiamo deciso di proporne un secondo tra gennaio e febbraio», ha detto il presidente dell'Università della Valpolicella, Diego Furia, «molte sono le richieste e le conferme di quelli che hanno già partecipato». «Oltre a ringraziare Soave, che reputo un artista per la sua bravura e per il modo in cui ha gestito il corso, mostrando come cucina, devo ringraziare la cuoca Nicoletta e l’aiuto cuoca Oriana della scuola materna che hanno collaborato al buon funzionamento di tutto», ha aggiunto il sindaco di Fumane, Mirco Frapporti che, al termine, ha letto una ricetta - «il pollo alla Pollock» - tratta dallo spassosissimo libro di Antonio Albanese «Lenticchie alla julienne». • G.G.

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