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Troppi cinghiali La Provincia: prelievo gratuito

Cinghiali selvatici. Sempre più vicini ai centri rovinano le colture
Cinghiali selvatici. Sempre più vicini ai centri rovinano le colture
Cinghiali selvatici. Sempre più vicini ai centri rovinano le colture
Cinghiali selvatici. Sempre più vicini ai centri rovinano le colture

Vittorio Zambaldo Sono un problema sempre più pressante i cinghiali in particolare in Valpolicella e sul Baldo e la caccia sembra al momento essere l’unica arma a disposizione per il loro contenimento. Ma ci sono difficoltà oggettive che rendono la caccia al cinghiale economicamente poco interessante per i cacciatori. Infatti in questo momento la norma prevede che l’attività di prelievo venatorio avvenga senza fini di lucro e che i capi abbattuti vengano conferiti a un centro di lavorazione che finora è unico per tutta la provincia, a Cavalo di Fumane. Chi, in collaborazione con le squadre incaricate di eseguire il piano di controllo effettua l'abbattimento, può acquistare il 50 per cento del peso dell’animale eviscerato al solo costo di un euro al chilogrammo fino a un massimo di 50 euro, da versare al centro di lavorazione a titolo di rimborso spese veterinarie, di macellazione e smaltimento dei rifiuti, mentre il restante 50 per cento del peso viene acquistato dal centro di lavorazione che versa alla Provincia l’importo di 1,50 euro al chilo del peso per la parte che gli resta. «Purtroppo non ci sono i centri di raccolta previsti dal nuovo piano di controllo», lamenta Stefano Marcolini, consigliere provinciale con delega alla caccia, «luoghi che dovrebbero essere destinati al conferimento delle carcasse da destinare al solo autoconsumo di chi ha effettuato l’abbattimento, o comunque non oltre l’ambito familiare, mentre potrebbero essere un’utile strategia alternativa al centro di lavorazione e sicuramente un incentivo ad incrementare il numero di capi abbattuti durante i piani di controllo» Per questo ha inviato nei giorni scorsi una lettera alla Regione, accompagnata dal parere positivo del Servizio igiene e alimenti dell’Ulss 9, in merito alla destinazione delle carcasse dei cinghiali abbattuti che non prevede analisi sanitaria su ogni carcassa in caso di autoconsumo. LA PROPOSTA «Sarebbe auspicabile l’apertura e il funzionamento di centri di raccolta sul territorio provinciale sia sotto il profilo faunistico che igienico-sanitario, in quanto garanzia di controllo e verifica del prelievo», scrive Marcolini, «tuttavia la loro realizzazione comporta un impegno economico considerevole e una gestione costante che l'ente pubblico non può sostenere, specie in questa fase, perché oltre all’acquisto e predisposizione delle celle e delle attrezzature, ci sarebbero costi fissi per il funzionamento della struttura, per le analisi sanitarie e lo smaltimento delle carcasse, oltre a quelle del personale impegnato nelle diverse fasi dell'attività». La proposta di Marcolini, che è stato per un decennio anche sindaco di Roverè, presidente della Comunità montana della Lessinia e assessore provinciale al bilancio, è che «le carcasse dei cinghiali abbattuti e conferite ai centri di raccolta creati in convenzione dai comprensori alpini e gli ambiti territoriali di caccia, possano essere interamente acquisite per l’autoconsumo senza oneri da chi ha effettuato l’abbattimento, mentre resterebbero a carico degli istituti venatori le spese per la realizzazione, il funzionamento e gli adempimenti previsti per i centri di raccolta». «La Provincia perderebbe i proventi del 50 per cento della carcassa eviscerata, che del resto non ha mai portato introiti rilevanti, ma in questa maniera si favorirà l’incremento degli interventi di controllo e contenimento della popolazione di cinghiali, con una sensibile diminuzione delle richieste di risarcimento danni», suggerisce Marcolini, che concretizza così la sua richiesta alla Regione: possibilità di utilizzare i centri di raccolta come destinazione finale delle carcasse di cinghiali abbattuti nei piani di controllo; possibilità di assegnare l’intera carcassa a titolo di rimborso per la realizzazione e gestione dei centri ai soggetti che hanno eseguito l’abbattimento, senza alcun onere da devolvere alla Provincia, mentre resterebbero a loro carico le spese per le certificazioni sanitarie e lo smaltimento dei rifiuti. •

Vittorio Zambaldo

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