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«Questo è un mestiere
che mette a rischio la vita»

I Figli dei minatori hanno deposto una corona d’alloro al monumento ai caduti sul lavoro, domenica, l’unico in territorio negrarese. Per ricordare tutte le vittime delle loro fatiche quotidiane appartenenti a tre categorie in particolare, scolpite sul marmo del monumento: minatori sì, ma anche agricoltori e muratori. Uniti dalla fatica e dal pericolo. A rischio d’incidenti improvvisi o di malattie che ti consumano lentamente.

«I MINATORI sono in via d’estinzione, in Italia, ma nel mondo questo è un mestiere per cui ancora si muore», afferma il presidente provinciale dell’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), Luciano Giovinazzo. «È di questi giorni la notizia della morte di ventuno minatori, in Cina. Questa è una categoria che è stata sterminata, ma non è l’unica». Giovinazzo sottolinea che in Italia, all’anno, muoiono sul lavoro mille persone.

«SE NE PARLA POCO, però», continua. Poi sottolinea l’impegno dell’associazione nel Veronese, anche con la presenza a cerimonie e momenti pubblici laddove sono stati costruiti monumenti ai lavoratori morti sul campo, da Montecchio a Sant’Ambrogio di Valpolicella e Caprino. «L’attenzione deve sempre rimanere alta sulla sicurezza», conclude Giovinazzo, «per non mettere in pericolo vite umane e per non far ricadere i costi di queste morti sull’intera comunità, poi. Oggi, a causa della mancanza di lavoro, quando lo si trova si tende ad adattarsi. Ma non va per niente bene». C.M.

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