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Opere e sagome
Il giro dell’oca
in Valpolicella

La merdiana all’ingresso di Negrar e, in alto, l’oca apparsa per la festa a San Pietro in Cariano
La merdiana all’ingresso di Negrar e, in alto, l’oca apparsa per la festa a San Pietro in Cariano
La merdiana all’ingresso di Negrar e, in alto, l’oca apparsa per la festa a San Pietro in Cariano
La merdiana all’ingresso di Negrar e, in alto, l’oca apparsa per la festa a San Pietro in Cariano

Paese che vai, rotatoria che trovi. Misure e arredi al loro interno cambiano di continuo il paesaggio urbano nei paesi. Dentro a un rondò può crescere flora di ogni specie - piante da frutto e «da vino», siepi e alberi sempreverdi - e scorrazzare fauna di ogni tipo, dagli animali domestici ai felini. Ci possono stare opere d’arte che incantano, incuriosiscono o, in certi casi, lasciano un po’ perplessi. Oppure scritte di benvenuto e il nome del paese in cui ci si trova, giusto per rimanere con i piedi per terra.

Le misure delle rotatorie sono le più svariate e cambiano persino le forme. Oltre al cerchio si può passare, in qualche caso, all’ovale o alla striscia che di circolare ha solo le direzioni obbligate per i mezzi sulla strada. In ogni caso, le rotatorie sorgono al posto di incroci pericolosi o di impianti semaforici in cui si creavano spesso lunghe file di auto. Secondo vari studi, infatti, sono utili a non intasare le strade, a rendere la circolazione più scorrevole e a evitare che automobilisti o centauri spingano troppo sull’ acceleratore. Ma possono anche diventare «palestre d’ arte», gallerie all’aria aperta per promuovere genio e maestria italiani. Inoltre, sono luoghi in cui le comunità locali esprimono se stesse e la loro storia.

In Valpolicella stanno spuntando come funghi, lungo la strada provinciale 4 che la attraversa da est a ovest, tra Arbizzano e Domegliara. Solo a San Pietro in Cariano ce ne sono cinque. Domina la scelta naturale, da queste parti: viti, ulivi, cespugli bassi sono gli addobbi scelti più di frequente, in combinazioni e disegni che variano e con l’aggiunta di più piani e una piccola marogna nella rotatoria della Tangenziale Nord che collega San Pietro a Verona e all’autostrada del Brennero.

MA ANCHE PESCANTINA e Bussolengo non scherzano. E se a San Pietro capita ad agosto di fare letteralmente anche il giro dell’oca - in occasione dello svolgimento della festa è stata piazzata la sagoma di un pennuto - alla nuova rotatoria in cui si intersecano le vie Ingelheim (la Sp 4 in questo punto), Avanzi e Tofane, a Bussolengo lungo la strada che collega Verona a Lazise c’è un grande leone alato che dal 2008 vigila su automobilisti e passanti, opera della scultrice Licia Massella.

A Sant’Ambrogio, patria di scalpellini e cavatori, la pietra c’entra sempre, nell’arredo di ognuna delle tre rotatorie sulla provinciale 4 della Valpolicella. Di pietra sono i cinque bambini simbolo dei Comuni della Valpolicella disegnati in punta di matita da un maestro del fumetto come Milo Manara, ambrosiano doc. Poi c’è il «Giardino di pietra» progettato e realizzato da Matteo Cavaioni, insegnante di scultura, e dai suoi allievi della Scuola d’arte Paolo Brenzoni, un tripudio di materiali di vari colori provenienti dalle cave del territorio. Sempre di pietra la scultura «Spicchi di lune in un contesto urbano» dell’artista locale Gabriele Gottoli. Rimane da vedere cosa finirà dentro alla rotatoria in costruzione a Domegliara, all’intersecarsi della provinciale valpolicellese con la Statale del Brennero. Come abbellimento, pare che al Comune dallo storico gruppo del «Carnealon» sia arrivata la richiesta di un omaggio alla lunga e gloriosa tradizione del carnevale nella frazione.

A Negrar, tra Santa Maria e la strada provinciale 12 dell’Aquilio che sale in paese, di rotatorie ce ne sono tre. Una, in località Saga, rotonda non è. Questione di spazi stradali a disposizione e di intrecci di vie che si immettono in quel punto, dicono gli addetti ai lavori. Senza dubbio. Ma a volte tanto può anche la fantasia, aggiungiamo noi.

Al rondò di Negrar centro, a due passi da ospedale Sacro Cuore Don Calabria, municipio e negozi, troneggia la meridiana monumentale, alta sette metri e con un diametro di cinque. È stata progettata nel 2008 dall’architetto Giuseppe Ferlenga, lo stesso che l’anno scorso ha dato i natali a Mazzano all’arpa eolica dedicata alla memoria dei caduti in guerra. La meridiana, costruita in ferro, alluminio e ottone, pesa due tonnellate - o 2.000 chili che dir si voglia, se può fare più impressione - e punta non solo a essere guardata, ma anche a essere utile indicando ora e direzione del vento. A chi non va troppo di fretta, però.

Camilla Madinelli

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