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Medici americani a scuola
di ortopedia al Sacro Cuore

L’intervento eseguito dal dottor Claudio Zorzi,  direttore dell’Ortopedia e traumatologia
L’intervento eseguito dal dottor Claudio Zorzi, direttore dell’Ortopedia e traumatologia
L’intervento eseguito dal dottor Claudio Zorzi,  direttore dell’Ortopedia e traumatologia
L’intervento eseguito dal dottor Claudio Zorzi, direttore dell’Ortopedia e traumatologia

Dagli Stati Uniti tre medici e professori universitari sono venuti a scuola di chirurgia ortopedica a Negrar, all’ospedale Sacro Cuore Don Calabria, per acquisire i dettagli di una tecnica innovativa di chirurgia rigenerativa della cartilagine del ginocchio che sfrutta il tessuto adiposo del paziente.

In questa tecnica l’ospedale negrarese è ben piazzato in Europa, grazie a un programma avviato dal direttore dell’Ortopedia e traumatologia, Claudio Zorzi, insieme al suo staff. Il dottor Zorzi è stato uno dei primi ortopedici ad applicare questa metodologia per curare la condropatia degenerativa della cartilagine del ginocchio, una sofferenza del rivestimento dell’ articolazione dovuta a usura da sovraccarico. Colpisce con sintomi dolorosi in particolare gli sportivi, ma non solo. Se non curata porta all’artrosi del ginocchio e rende necessario l’intervento di protesi. Zorzi ha al suo attivo un’ ampia casistica, avendo trattato e seguito oltre 200 pazienti in due anni.

Così ha incuriosito pure gli americani. A metà giugno i medici Champ Baker della Hughston Clinic di Columbus (Georgia), Claude T. Moorman della Duke University di Raleigh (North Carolina) e Robert Stanton di Fairfield (Connecticut) hanno assistito a un intervento del dottor Zorzi, affiancato in sala operatoria dai colleghi Vincenzo Condello, Vincenzo Madonna e Arcangelo Russo. Una bella soddisfazione per il team veronese: «Una volta tanto siamo più avanti noi», sottolinea il primario dell’Ortopedia di Negrar.

Ma come funziona questa tecnica e come si aggiusta, alla fine, il ginocchio? Utilizzando il tessuto adiposo, il grasso praticamente, come naturale contenitore di cellule mesenchimali adulte, in grado di accelerare i processi di riparazione del tessuto danneggiato della cartilagine. Al paziente viene prelevata per liposuzione una piccola quantità di adipe dall’addome, nella zona periombelicale sottocutanea, che viene adattato alla sua nuova funzione e infine iniettato nell’articolazione per rigenerarla.

«È un intervento mininvasivo, che si risolve in una sola seduta operatoria e senza particolari effetti negativi», spiega Zorzi. «Per qualche giorno il paziente deve indossare una fascetta elastica sulla pancia, nella zona del prelievo di cellule, e deve usare le stampelle per muoversi. Dopo una settimana, però, la deambulazione senza supporti è già possibile».

Ma se il grasso, nella pancia, non c’è? «Sono casi molto rari, perché ne basta davvero poco», risponde il primario. «Qualche volta abbiamo dovuto desistere perché i pazienti, maratoneti per esempio, erano davvero troppo magri. Ma nel 95 per cento dei casi, sia per gli uomini che per le donne, il prelievo è possibile». Un po’ di pancetta, insomma, non sarà bella da vedere nella prova costume ma può sempre tornare utile.

Camilla Madinelli

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