<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Lapide in ricordo
di chi morì
lavorando al buio

Gianfranco e Teresa Tebaldi scoprono la targa marmorea dedicata ai minatori FOTO AMATO
Gianfranco e Teresa Tebaldi scoprono la targa marmorea dedicata ai minatori FOTO AMATO
Gianfranco e Teresa Tebaldi scoprono la targa marmorea dedicata ai minatori FOTO AMATO
Gianfranco e Teresa Tebaldi scoprono la targa marmorea dedicata ai minatori FOTO AMATO

Montecchio ricorda, ringrazia e onora i suoi minatori. Uomini che hanno trascorso la vita nelle buie gallerie per garantire il sostentamento alle famiglie. Uomini che hanno sofferto, nel fisico e nell’ animo, ma che non l’hanno mai fatto pesare alle mogli. Uomini che hanno sognato un mondo migliore e hanno cercato di consegnarlo ai figli, dando per primi l’esempio. Con la forza del sacrificio e della volontà. Dal 4 dicembre 2016, festa di Santa Barbara, la patrona di questi uomini che hanno scavato la terra a colpi di piccone, Montecchio di Negrar ha la sua piazzetta dei Minatori.

A vederla è solo un fazzoletto di strada in centro paese, tra la chiesa e i locali parrocchiali, il bar, i monumenti ai caduti sul lavoro e in guerra, la nicchia della Santa fatta costruire negli anni Settanta proprio dai minatori per chiederle protezione. Ma nei cuori e nella storia di tante famiglie di Montecchio questa piazzetta è molto, molto di più. Un segno di memoria e riconoscenza. Un modo per tenere vive le testimonianze di chi non c’è più.

Si è percepito chiaramente, domenica, durante la messa e la seguente, affollata cerimonia d’intitolazione con la scopertura anche di una targa marmorea. Commozione e partecipazione accorata erano nell’aria, suscitate anche dai canti e dalla musica del coro parrocchiale di Montecchio e della Banda comunale di Negrar. Con gli occhi lucidi e le macchine fotografiche puntate c’erano autorità, rappresentanti di associazioni, famiglie intere.

«Questo è il tempo del ricordo e della testimonianza di chi ha fatto molto per il nostro bene», afferma il parroco di Montecchio, don Andrea Manara. «Siamo riconoscenti a questi figli della nostra terra e facciamo tesoro dei loro insegnamenti».

A Montecchio è arrivata per l’occasione pure una delegazione dei Figli della miniera di Pestarena, in Piemonte, dove i minatori di Montecchio emigrarono per lavorare nelle viscere della terra. «La miniera era una piccola Italia», spiega il piemontese Fausto Cafoni. «Veneti, toscani, sardi, calabresi erano uniti da lavoro e fatica».

LA PIAZZETTA è stata «battezzata» dall’amministrazione comunale su stimolo dei familiari dei lavoratori riuniti nell’associazione I figli dei minatori, i quali ogni anno non hanno mai mancato un appuntamento con il 4 dicembre insieme ai rappresentanti dell’Anmil (Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro).

Quest’anno, però, la festa è stata speciale per la frazione di Negrar. Teresa e Gianfranco Tebaldi, due figli dei minatori, hanno scoperto la targa marmorea posizionata a lato della nicchia con Santa Barbara. Riporta i nomi di 23 minatori del paese: padri, mariti, fratelli, cugini che alla fine, in miniera, respirando polveri, si sono ammalati quasi tutti di silicosi e ne sono morti. I loro nomi sono stati letti a uno a uno da Antonietta Mainenti, memoria storica dei Figli dei minatori, mentre la banda comunale di Negrar suonava il silenzio (video su www.larena.it).

«Ora più che mai si sentiamo uniti, nel ricordare la devozione dei nostri cari a Santa Barbara e nel ricalcare le loro orme», dichiara Mainenti. La preghiera del minatore è stata letta da Milena Righetti, Danilo Garonzi ha coordinato gli interventi.

Al sindaco Roberto Grison, invece, il compito ufficiale di scoprire la targa con il nome della piazza. «Questo angolo in ricordo dei minatori è stata possibile grazie alla tenacia e volontà dei loro familiari», rivela il primo cittadino. Ci sono voluti mesi, in Comune, per arrivare all’intitolazione. L’impegno, preso da tutta la giunta, è stato seguito in particolare dall’assessore Maurizio Corso. È la memoria di un paese intero, quella che passa dai minatori. E ora un paese intero la consegna a chiunque passi di qui.

Camilla Madinelli

Suggerimenti