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La storia dell’orso nella Grotta

La Grotta di Fumane
La Grotta di Fumane
La Grotta di Fumane
La Grotta di Fumane

Continuano studi, ricerche e nuove scoperte correlati al sito archeologico Grotta di Fumane, che di recente si sono focalizzati sul comportamento degli orsi al tempo dei Neanderthal. È di questi giorni la pubblicazione di un interessante articolo dal titolo “Bears and humans. A Neanderthal tale. Reconstructing uncommon behaviors from zooarchaeological evidence in Southern Europe“, sulla prestigiosa rivista Journal of Archaeological Science, che porta la firma di Matteo Romandini, Marco Peresani, Gabriele Terlato, Nicola Nannini, Stefano Benazzi e Antonio Tagliacozzo. Dunque un «Neanderthal tale», un racconto di relazione tra questi antichi ominini, come si dice adesso, e gli orsi che 45mila anni fa popolavano l'alta Valpolicella, con gli ominini alla ricerca di selce da usare per i attrezzi e da scambiare con altri ominini. «Si tratta di un lavoro di grande importanza che porta ad approfondire le nostre conoscenze su una rara forma del comportamento predatorio dell’Uomo di Neanderthal e, più in generale, degli ominini, verso due ursidi, l’orso bruno e l'orso delle caverne» sostiene il professor Marco Peresani dell’Università di Ferrara, che da venticinque anni cura gli scavi nella Grotta. «Il significato di questi plantigradi nell'immaginario scientifico è noto, e l'archeologia ne ha svelato più volte il rapporto con l'Uomo, ma soprattutto per il Paleolitico superiore, da quando Homo sapiens iniziò anche a raffigurare l'orso con manifestazioni artistiche. I siti oggetto di questo studio sono Grotta del Rio Secco sull'altopiano di Pradis, a Pordenone, e la Grotta di Fumane, in corso di scavo archeologico da parte dell'Università di Ferrara grazie alla concessione del Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo)». L'articolo sottolinea la relazione tra le risorse alimentari del Pleistocene e le zone di vegetazione, che rendeva questi orsi prede disponibili solo in base ai ritmi stagionali. Nel periodo invernale, infatti, gli uomini primitivi si trasferivano più a sud per evitare il freddo. Si creavano così grandi biozone geografiche con mobilità molto elevata. I cicli e gli eventi climatici hanno inoltre influenzato in modo diverso la struttura della comunità, a seconda delle regioni considerate. Interazioni tra Neanderthal e orsi sono inevitabili negli ecosistemi in cui due simili specie convivono, come è testimoniato da resti di carcasse di orso, vicino a caverne. La grotta di Fumane era frequentata per l'abbondanza di selce che gli ominini utilizzavano per realizzare strumenti da taglio o da scambiare con altri gruppi di Neanderthal di altre zone per avere oggetti con cui abbellire i loro abiti, come conchigliette di madreperla. E gli orsi erano risorsa strategica o occasionale per i Neanderthal durante i movimenti nomadi tra pianura e Alpi. Ne sono testimonianza i resti di ossa, di denti o unghie e le incisioni ritrovate nelle grotte. •

Giancarla Gallo

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