<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

Ha fatto nascere bambini per 40 anni, va in pensione

Il ginecologo responsabile dell’ostetricia Sante Burati
Il ginecologo responsabile dell’ostetricia Sante Burati
Il ginecologo responsabile dell’ostetricia Sante Burati
Il ginecologo responsabile dell’ostetricia Sante Burati

Dopo 39 anni di servizio nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, durante i quali ha accompagnato nell’esperienza della maternità almeno due generazioni di donne e fatto nascere migliaia di bambini, è andato in pensione il dottor Sante Burati, 70 anni ad aprile, medico ginecologo responsabile dell’Ostetricia negrarese da 20 anni. «Largo ai giovani», dice. «Quando ho iniziato non esisteva nemmeno l’ecografia e i papà stavano fuori dalla sala parto. Ora è tempo di lasciar spazio alla capacità e all’entusiasmo dei giovani». Il suo incarico in ospedale non è ancora stato assegnato. Nel frattempo le ostetriche che per anni hanno lavorato al suo fianco non hanno perso tempo: hanno scritto un lettera al nostro giornale per ricordare l’operato di «un ostetrico nato senza il supporto di tante apparecchiature, che ha fatto delle sue mani uno strumento di lavoro preciso e affidabile», per ringraziarlo di «parole e sguardi che in ogni situazione, dalla più felice alla più drammatica, sapevano trasmettere gioia, sostegno, fiducia, rispetto e coraggio», per augurargli «buona vita!». «Che bella sorpresa», risponde Burati. «Non mi aspettavo una tale manifestazione di affetto e stima, reciproca del resto». LA PENSIONE. Burati ammette che gli manca la sala parto, ma si dice pronto per la nuova vita di pensionato tra letture e viaggi. «Ho la salute e l’entusiasmo non mi manca», sottolinea. La valigia è pronta per l’India, dove a metà marzo andrà con la moglie e un gruppo di amici. «Sarà un viaggio di piacere e conoscenza, ho sempre avuto la passione per l’Oriente». Un amore, rivela, nato leggendo i romanzi di Emilio Salgari e mai soddisfatto. «Non ci sono mai stato, adesso colmerò la lacuna». Sposato con tre figli, Burati è nonno di due nipotine che adora e non nasconde il desiderio che il numero aumenti. «Mi piacerebbe una bella corte, del resto sono sempre vissuto in mezzo ai piccolissimi. E poi non si dimentica il fascino della nascita, di una nuova creatura che si affaccia al mondo: ho seguito migliaia di parti, ma ogni volta era sempre la prima volta». Alla donna, ammette, ha sempre invidiato l’esperienza della maternità: «Se potessi, vorrei rinascere donna per provarla sulla mia pelle». Dolore del parto compreso? «Eh no, dolore escluso possibilmente», risponde. «Eppure in una donna, non appena prende in braccio il suo neonato, ogni pena svanisce e il volto si illumina. Per noi uomini solo una colica renale può portare un dolore simile a quello del parto, ma alla fine la gratificazione qual è? Al massimo un sassolino, da tenere come ricordo. Vuole mettere? Non c’è confronto». LA CARRIERA. Il dottor Burati si è specializzato all’ospedale di Borgo Trento, a Verona, e all’inizio voleva fare il pediatra. «Poi ho assecondato il fascino che aveva su di me il mondo femminile e la personalità delle donne, di cui ho scoperto proprio grazie a questa professione la grande capacità di soffrire e amare». A Negrar è arrivato per il primo incarico formale il primo giugno 1979. E non se n’è più andato, salutando l’arrivo di tre primari: Claudio Nenz, Luca Minelli e l’attuale Marcello Ceccaroni. In quasi 40 anni al Sacro Cuore non ha mai sentito il bisogno di andare altrove? «Mai, mi sono trovato bene fin dall’inizio, quando in Ginecologia eravamo solo quattro medici e contavamo 500 parti all’anno». Burati ha vissuto per intero l’evoluzione dell’ostetricia, iniziata oltre 20 anni fa. A partire dall’arrivo dell’ecografia. «Oggi è uno strumento molto prezioso, ci permette di gestire le gravidanze oltre il termine con serenità, lasciando se possibile che il travaglio inizi naturalmente. Prima si doveva procedere allo scadere del termine e, il più delle volte, si sottoponeva la donna a ore e ore di dolori. Adesso non più». Un’altra buona ragione per rinascere donna, caso mai. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Camilla Madinelli

Suggerimenti