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Festa del Reguso,
l’unica che non ha
un programma

Giovanni Zivelonghi
Giovanni Zivelonghi
Giovanni Zivelonghi
Giovanni Zivelonghi

Torna domani, per tutta la giornata, la Festa del Reguso: è la 24a edizione di questa festa non festa, senza band musicali, senza un programma. La gente, a migliaia negli ultimi anni, si ritrova a bere, mangiare e soprattutto a chiacchierare, nella magia dei prati del paese, tra le fontane che gorgogliano una freschissima acqua di sorgente, dove mettere magari i fiaschi di vino a rinfrescare.

La gioia è proprio ritrovarsi dopo un anno e raccontarsi le vicende accadute, del lavoro, della famiglia, della società. E si resta lì fino a notte fonda, sotto i noci di Gorgusello, a bere e giocare alla morra. «Quest'anno il ricavato andrà in beneficenza, per l'operato di Medici senza frontiere ed Emergency, nella difficile situazione mondiale quando si assiste ancora a molti conflitti», spiega Giovanni Zivelonghi, presidente dell'associazione Antica Terra Gentile. «Si parlerà anche della nostra storica casa Torre, simbolo del nostro paese, abbattuta parzialmente e non ancora sistemata, in quanto gli eredi non sono interessati: è nostra intenzione trovare una soluzione, per evitare che venga dimenticata completamente e distrutta ancora dalle intemperie».

Gorgusello, che conta ormai solo qualche decina di abitanti fissi (altri vi hanno case, ma lavorano e abitano magari in città e tornano solo d'estate) ha visto drammaticamente lo spopolamento della montagna e vive sulle cave di pietra.

«Il reguso», continua Zivelonghi, «è il secondo taglio del fieno. Il primo, anni fa, veniva dato ai proprietari dei terreni, mentre il secondo taglio, dopo che il fieno rigettava, era dei contadini. Alla fine della giornata festeggiavano nei prati; ognuno metteva a disposizione ciò che aveva: tre uova, un pezzo di formaggio, del pane. Il vino non mancava mai». Sullo spirito di quei tempi torna, ogni anno, la festa del Reguso.

Giancarla Gallo

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