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Webcam nel bosco
Migliaia di «clic»
per la carbonaia

Nello Boschi impegnato nella preparazione della carbonaia
Nello Boschi impegnato nella preparazione della carbonaia
Nello Boschi impegnato nella preparazione della carbonaia
Nello Boschi impegnato nella preparazione della carbonaia

Un processo di combustione riuscito e una legna particolarmente adatta ha permesso a Nello e Giorgio Boschi di chiudere con dodici ore di anticipo sui tre giorni previsti la carbonaia numero 37, quella che da anni padre e figlio accendono ai Téldari, poco sopra l’abitato di Giazza, all’ingresso della frazione cimbra.

I 50 quintali di legna si sono trasformati in 10 quintali di carbone vegetale, nonostante la grandinata e il diluvio che ha sommerso la località nella prima notte di combustione. Il risultato è stato eccellente, come dimostra il sorriso di Nello al momento della raccolta e dell’insaccamento del carbone.

È proverbiale la sua pignoleria sul tema, e trovare un pezzo di legna che non sia diventato carbone è una rarità nella sua carbonaia, quando altrove ci si accontenta anche quando c’è oltre il 10 per cento di scarto. Il processo è stato seguito anche da Sandrine Paradis Grenouillet, ricercatrice francese dell’università di Limoges, a Padova per due anni con una borsa di studio di post dottorato «Marie Curie» dell’Unione Europea per studiare i boschi dei Colli Euganei, una ricerca su diversi siti archeologici per capire com’era il nostro ambiente nella preistoria sulla base dello studio dei resti carbone.

«Sono un’antracologa», spiega, «cioè studio com’era la vegetazione del passato analizzando i resti dei focolari e delle carbonaie e quale relazione abbia accompagnato nei millenni l’uomo e i boschi. Lo studio lo faccio su tutti i periodi, dal Neolitico ai giorni nostri, anche se per il mio dottorato mi sono specializzata sulla metallurgia medioevale e su come in quel periodo sia stato utilizzato il legno per le fornaci».

In pratica dal suo studio ricava come in un determinato periodo fossero composti i boschi e dal carbone ricostruisce il diametro e le essenze di legno usate. È possibile in questo modo avere un’idea dell’ambiente di allora e di come l’opera dell’uomo lo abbia trasformato.

Ad esempio i boschi da fustaie, non adatte per la produzione di carbone, siano diventati cedui, perfetti invece per questo scopo, perché con il passare degli secoli gli uomini hanno imparato a governare il bosco naturale (fustaia) per renderlo bosco produttivo (ceduo).

Definisce Giazza «un luogo molto interessante ed è stato utile vedere il lavoro di Nello e Giorgio, e il loro utilizzo negli anni successivi della terra delle carbonaie precedenti. Questo mi ha permesso di capire che non devo sviluppare teorie troppo veloci sulle caratteristiche dei carboni che trovo perché potrebbero essere frutto di lavorazioni di molti anni prima, perché è proprio il metodo della carbonaia da loro utilizzato che mescola i carboni antichi con quelli recenti. Soltanto sul posto ho potuto constatare questo aspetto».

Aggiunge che lungo la Val d’Illasi, salendo verso Giazza, ha individuato altri siti molto interessanti per il suo studio e che ritornerà sicuramente.

«La gestione delle carbonaie permette di capire l’ambiente di ieri e immaginare come sarà quello di domani», sottolinea.

Con il carbone sono uscite anche le sculture di Michelangelo Marchi e i cucchi di Luca Fiorio che erano stati inseriti all’interno per una cottura particolare che conferisce loro la caratteristica colorazione nera. Marchi ha realizzato la «Madonna della carbonara» e una targa che raffigura il lavoro del carbonaro. I cucchi di Luca Fiorio, modellati su forme animali di civetta, gufo e porcospino, sono usciti indenni dalla cottura e carichi di una colorazione antracite sullo stile dei buccheri, i caratteristici vasi neri degli antichi etruschi.

La possibilità di assistere in diretta alla costruzione della carbonaia e alle fasi successive fino al suo spegnimento, grazie alla webcam di Ecocam, messa in rete dalla banda larga fornita da Lessinianet, sul sito «osterialjetzan.it» o sulla pagina Facebook «Carbonari di Giazza-Koular 'un Ljetzan», ci sono stati nei giorni di funzionamento di aprile e di maggio ben 131.509 accessi di utenti di tutto il mondo con un picco di «clic» il 9 maggio pari a 25.419.

I dati hanno registrato collegamenti di qualcuno che si metteva in osservazioni fin dalle 6 del mattino e chiudeva verso mezzanotte.

Vittorio Zambaldo

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