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UN PASTORE IN LESSINIA

Vede i lupi
attorno al recinto:
«Ho avuto paura»

Il gregge a Malga Lago Boaro nel territorio di Bosco Chiesanuova, Alta Lessinia
Il gregge a Malga Lago Boaro nel territorio di Bosco Chiesanuova, Alta Lessinia
Il gregge a Malga Lago Boaro nel territorio di Bosco Chiesanuova, Alta Lessinia
Il gregge a Malga Lago Boaro nel territorio di Bosco Chiesanuova, Alta Lessinia

Incontro ravvicinato con i lupi per Giovanni, pastore romeno di 34 anni che sta conducendo un gregge di 600 pecore a Malga Lago Boaro, tra il Vajo dei Modi e il Vajo delle Ortighe in alta Lessinia, fra Podestaria e Passo Fittanze. In tre giorni ha visto i lupi all’assalto delle sue pecore per ben due volte. E ammette: «Ho preso paura. In 12 anni di questo lavoro, non mi era mai capitato».

Ma ecco la ricostruzione dell’accaduto: in due attacchi successivi i lupi hanno predato tre animali, come hanno verificato gli agenti del Comando stazione di Bosco Chiesanuova del Corpo forestale dello Stato e il guardiaparco.

La prima predazione è avvenuta nel pomeriggio di sabato, quando un violento temporale con vento e nebbia copriva l’altopiano. «Avevo radunato il gregge per portarlo dentro il recinto elettrificato», racconta Giovanni. Verso le 16, passata la burrasca e a cielo sereno, l’uomo ha visto due lupi che stavano mangiando una pecora; ce n’era anche un’altra che non aveva raggiunto il recinto ed era a sua volta stata uccisa. «Ho cercato di mandare il cane a spaventarli, ma non c’è stato verso che lasciasse il gregge per cacciare i lupi», aggiunge Giovanni, che a quel punto ha scelto di affrontare i predatori da solo. Quelli sono rimasti sulla pecora finché l’uomo è arrivato a una decina di metri, poi lo hanno guardato e se ne sono andati.

Risale a martedì sera, invece, l’incontro con i lupi che più ha toccato il pastore. In quest’occasione il branco ha ucciso il terzo capo del gregge che appartiene a Emanuele Camponogara, giovane allevatore di Vestenanova. «Avevo cercato di portare nel recinto tutte le pecore, ma una non ne voleva sapere di entrare, così avevo pensato di lasciarla fuori e di recuperarla il mattino successivo», riprende Giovanni, che vive in una roulotte accanto al gregge.

Nella notte si sono radunati attorno al recinto diversi lupi. Giovanni si è svegliato per il trambusto e gli è sembrato di vederne sette, ma secondo i calcoli dei Forestali non dovrebbero esserci in zona più di sei adulti. Ha deciso di mandargli contro il cane pastore australiano, che ha fatto più del suo dovere (è un cane conduttore e non da guardiania) lanciandosi all’inseguimento dei predatori. Questi hanno abbandonato le intenzioni che avevano sul gregge, ma hanno fatto in tempo a sbranare la pecora rimasta fuori dal recinto, lasciandone solo qualche osso spolpato.

«Stranamente di notte il cane li ha inseguiti, invece di giorno non ne ha voluto sapere», conferma il pastore, che ammette di aver avuto paura: «Sono 12 anni che faccio questa vita solitaria e sono stato con le pecore anche oltre i duemila metri, sulle Alpi trentine, ma non ho mai avuto incontri così ravvicinati con dei lupi».

Il proprietario Camponogara era salito a Malga Lago Boaro con le sue 70 pecore di razza Brogna, unendole alle 530 Bergamasche del suo socio di Arzignano, formando un unico gregge al pascolo in alta Lessinia, ma ha deciso che oggi sarà l’ultimo giorno al pascolo per le sue Brogne: «Non allevo pecore per farmele mangiare dal lupo», dice, «questa era la mia prima esperienza in malga, non ci tornerò finché resteranno i predatori». Le porterà a raggiungere le altre 200 che ha in stalla vicino a casa, nella convinzione di poter fare il pastore quando deciderà di lasciare il lavoro all’Aia. Non ha ancora preso decisioni, invece, il socio vicentino.

È preoccupato anche Giuliano Menegazzi per le perdite che ha avuto nella sua azienda in località Menegazzi di Erbezzo. Da un anno partecipa al progetto regionale «Allevatori custodi»: deve tenere per cinque anni lo stesso numero di pecore, una trentina di Brogne, razza in via di estinzione e particolarmente pregiata per carne, latte e lana. Nei giorni scorsi si era accorto che nel gregge, tenuto in un recinto elettrificato a 600 metri dalla contrada, mancavano degli esemplari.

Una l’ha trovata morta nel bosco ormai ridotta a poche ossa. Un’altra morta ancora intera, senza segni di ferite. Una terza, ferita al collo, è stato possible salvarla cicratizzando la lesione.

Il sopralluogo per la verifica della predazione non ha potuto inserire i due capi fra quelli predati da lupo o cani perché la scoperta è stata tardiva. «Il problema è che non trovo più pecore Brogne per sostituire quelle che mi sono state predate», aggiunge Menegazzi, «e in queste condizioni rischio di dover uscire dal progetto». Sono ad oggi 28 le vittime dei lupi nel patrimonio zootecnico della Lessinia veronese dall’inizio dell’anno: 26 i capi uccisi e 2 quelli feriti.

Vittorio Zambaldo

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