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Valdegamberi
vuol cambiare
pelle al parco

Cambierà pelle il Parco naturale regionale della Lessinia se andrà in porto l’emendamento del consigliere regionale della Lista Zaia Stefano Valdegamberi, che si è inserito nel dibattito sul bilancio, in questi giorni in Regione, cogliendo al balzo la palla lanciata da alcuni capigruppo della maggioranza di modificare la zonizzazione del Parco regionale dei Colli Euganei, in provincia di Padova, cioè la definizione delle diverse aree del Parco con differenti gradi di tutela, una proposta già deposita in commissione.

«Se la cosa dovesse valere per il Parco dei Colli, perché non anche per quello della Lessinia?», si è chiesto Valdegamberi, scrivendo un emendamento analogo, però non ancora depositato, ma che lo potrebbe essere nei prossimi giorni e riguarda il Parco naturale regionale della Lessinia, compreso nel territorio di tredici Comuni veronesi e due vicentini.

Valdegamberi chiede di applicare lo stesso criterio fatto valere per il Parco dei Colli, in attesa che sia definita dalla Regione una legge unitaria sui parchi.

«TUTTO NASCE dal fatto che il Parco della Lessinia è stato istituto nel 1990 prima della legge quadro nazionale sui parchi dove sono previste le Zps (Zone di protezione speciale) e le aree pre-parco e ha pertanto necessità di un aggiornamento», spiega Valdegamberi, disponibile a ritirare l’emendamento collegato alla finanziaria se la maggioranza si impegna a far approvare come prima legge del 2017 quella sui parchi, «che è già pronta», assicura.

«Vengono individuate nell’ ambito dell’attuale perimetro del Parco le aree pre-parco che altro non sarebbero quelle che attualmente sono a pieno titolo nel Parco e classificate come aree agro-silvo-pastorali. Vengono mantenute le aree di riserva naturale dove le esigenza di tutela prevalgono su ogni altra», spiega Valdegamberi, «mentre le aree a prevalente vocazione agro-silvo-pastorale vedranno la riduzione dei vincoli e, soprattutto, degli adempimenti burocratici. Se oggi servono carte bollate e tempi di attesa per pulire una pozza di abbeveraggio dentro il Parco, domani, se quella sarà area contigua, si snellirà la burocrazia e non ci saranno tempi di attesa», promette il consigliere della Lista Zaia. Ma se un occhio guarda ai benefici per gli allevatori e i conduttori dei terreni agricoli, l’altro guarda ai cacciatori: le aree contigue non sarebbero più zone interdette alla caccia come lo sono oggi.

«In effetti, con la nuova classificazione sarà possibile la caccia, ma sarà solo caccia di selezione, controllata da esperti cacciatori e riservata ai soli residenti. Non ci sarà la migrazione di cacciatori da altri Comuni», assicura Valdegamberi.

LA PROPOSTA èstata presentata in anteprima ai sindaci del Parco e ha già raccolto la sottoscrizione di dieci su quindici: hanno risposto positivamente, firmando una lettera al presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti e al governatore Luca Zaia dichiarando il proprio parere favorevole alla proposta di modifica della zonizzazione del Parco «che risponde alle sempre più impellenti richieste provenienti dal territorio», i sindaci di Bosco Chiesanuova, Crespadoro (Vicenza), Erbezzo, Grezzana, Roverè, San Giovanni Ilarione, Sant’Anna d’Alfaedo, Selva di Progno, Velo e Vestenanova.

A voce avrebbero dato il loro consenso anche altri sindaci, ma mancano all’appello dei sottoscrittori i primi cittadini di Dolcè, Fumane, Marano di Valpolicella, Roncà e Altissimo (Vicenza).

«La mia proposta pare abbia un’ampia condivisione non solo nelle forze di maggioranza, ma anche tra alcuni gruppi di minoranza in Consiglio regionale», sostiene Valdegamberi, che spiega il motivo dell’iniziativa legislativa: «Il Parco deve diventare non un limite per l’esercizio, secondo la tradizione, delle attività agro-silvo-pastorali, ma un’opportunità. Tutelare l’ambiente e l’ecosistema non prescinde dalla tutela di coloro che sono gli operatori ambientali per eccellenza, cioè gli agricoltori. Gli eccessivi formalismi e la burocrazia non aiutano la tutela, anzi, portano all’abbandono del territorio, con gravi conseguenze per la collettività», conclude il consigliere veronese.

Vittorio Zambaldo

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