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Un robot e un videogame per diventare campioni

Gli alunni della scuola secondaria di primo grado di Roverè sono impegnati in questi giorni alla First Lego League
Gli alunni della scuola secondaria di primo grado di Roverè sono impegnati in questi giorni alla First Lego League
Gli alunni della scuola secondaria di primo grado di Roverè sono impegnati in questi giorni alla First Lego League
Gli alunni della scuola secondaria di primo grado di Roverè sono impegnati in questi giorni alla First Lego League

A poco più di un mese dallo straordinario successo nelle selezioni interregionali di Reggio Emilia, torna in gara per il titolo nazionale oggi e domani a Rovereto la squadra Mycol_Lego della scuola secondaria di primo grado di Roverè per la First Lego League, il campionato di scienza e robotica a squadre per ragazzi dai 9 ai 16 anni, che si sfidano su progetti tecnici e scientifici con i mattoncini Lego, applicati al campo della robotica. A rappresentare Verona ci sarà anche la squadra delle superiori dell’Istituto Don Bosco, che ha sbaragliato il campo nella prova di robotica. Ma saranno tre gli ambiti in cui bisognerà eccellere per conquistare il posto alla selezione mondiale. Il tema è sempre l’acqua, da sviluppare con tre progetti: scientifico, tecnico e di affiatamento del gruppo nello sviluppo di quanto ideato. Tutta la scuola è coinvolta ma sono dieci gli studenti che formeranno la squadra destinata ad affrontare l'esame delle tre commissioni, sia per la prova di robotica sia per illustrare il progetto tecnico e scientifico. Mycol_Lego parte già da una buona base sperimentata nelle selezioni interregionali, ma in queste settimane la squadra non è rimasta a guardare. «Una squadra di studenti ha continuato a lavorare sul modello vecchio per perfezionarlo», riferisce Emanuele Miliani, insegnante di tecnica che da quattro anni porta al concorso le squadre delle scuole dell’Istituto comprensivo di Bosco Chiesanuova. «Un altro team si è invece concentrato sulle innovazioni e messo in pratica un sistema di spionaggio industriale e hackeraggio che ha permesso di costruire un nuovo robot. Gli studenti si sono attivati su chat e social chiedendo ad altre scuole i pezzi di cui necessitavano per la nuova costruzione e li hanno ottenuti tutti. Sulla base di quello che hanno visto fare dalle squadre migliori alle selezione interregionale, hanno costruito un nuovo robot più maneggevole ed efficiente negli spostamenti e nella realizzazione delle missioni. Contano di accrescere il punteggio nella sezione di robotica per tenersi su livelli alti in classifica», aggiunge Miliani. Altra novità è il miglioramento della versione del gioco che era stato ideato per imparare a risparmiare acqua, applicazione tecnica che fa parte della gara: se prima si poteva utilizzare solo sul computer premendo i tasti di direzione con le frecce sulla tastiera, ora è stato studiato e programmato per essere avviato da una consolle, collegata al computer attraverso la porta usb: dunque un vero videogioco con diversi livelli da superare solo dopo aver risposto correttamente alle domande su quali comportamenti virtuosi occorra adottare per risparmiare acqua. «Il bello di questo è anche che si tratta di un programma aperto, costruito su una piattaforma messa a disposizione dal Massachusetts Institute of Technology, il Mit di Boston, che i ragazzi di Roverè, possono in questa maniera regalare al mondo perché ognuno lo potrà usare, ma anche modificare e aggiungere nuovi sviluppi», spiega Miliani. È partito intanto il conto alla rovescia e sulla pagina Facebook di Mycol_Lego è pubblicata ogni giorno una parola, a partire da Condivisione, passando per Sensibilizzare. «La First Lego League non è solo una competizione ma per noi è anche la possibilità di fare qualcosa di concreto nei nostri paesi e nelle comunità dove noi viviamo», scrivono gli studenti, «e in questi mesi abbiamo coinvolto le nostre famiglie, i nostri amici, esperti della zona e non solo, per parlare di acqua, di come sia importante sprecarne di meno perché è un bene prezioso. Lo abbiamo fatto a casa raccontando quello che facciamo a scuola, coi nostri compagni, descrivendo i nostri progetti, con le interviste, i volantini e la serata dell'università popolare. Per una volta siamo noi, ragazze e ragazzi della scuola media a insegnare qualcosa di bello agli adulti». •

Vittorio Zambaldo

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