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Tante sentinelle sui tesori del Tilio a Camposilvano

Il dinosauro Kayentapus in cirmolo, nel  museo ci sono le sue due orme che consentono di misurarne il passo, trovate nell’alta valle di RevoltoDa sinistra Lonardoni, Sauro, Anderloni e il sindaco Varalta
Il dinosauro Kayentapus in cirmolo, nel museo ci sono le sue due orme che consentono di misurarne il passo, trovate nell’alta valle di RevoltoDa sinistra Lonardoni, Sauro, Anderloni e il sindaco Varalta
Il dinosauro Kayentapus in cirmolo, nel  museo ci sono le sue due orme che consentono di misurarne il passo, trovate nell’alta valle di RevoltoDa sinistra Lonardoni, Sauro, Anderloni e il sindaco Varalta
Il dinosauro Kayentapus in cirmolo, nel museo ci sono le sue due orme che consentono di misurarne il passo, trovate nell’alta valle di RevoltoDa sinistra Lonardoni, Sauro, Anderloni e il sindaco Varalta

Gli occhi non sapevano dove guardare, tanto era l’interesse attorno alle particolarità esposte al Museo geopaleontologico di Camposilvano, omaggio al suo fondatore cavaliere Attilio Benetti, a cinque anni dalla scomparsa: dal passo del dinosauro Kayentapus trovato alla Bella Lasta nell’alta valle di Revolto, alla sua ricostruzione in legno di cirmolo e abete in grandezza naturale dall’artista cadorino Mauro Lampo Olivotto, al rostro dell’ittiosauro trovato a Tregnago da Romeo Aldegheri otto anni fa, alla lastra con il cranio, la mascella e vari resti ossei, del Neptunidracus ammoniticus, il più antico coccodrillo scoperto al mondo, proveniente da una cava dei Lessini e oggi conservato al Museo geologico Giovanni Capellini dell’università di Bologna che lo ha prestato per la mostra, aperta fino a settembre. E ancora una nuova vetrina sulle ammoniti della Lessinia, con esposti anche tre esemplari di Benetticeras benettii (la specie intitolata ad Attilio Benetti) e alcune ammoniti eccezionali di vari giacimenti della Lessinia. Uno sforzo di rinnovamento e rilancio operato grazie all’Associazione museo dei fossili della Lessinia con il sostegno di Fondazione Cariverona e la collaborazione del Parco naturale regionale della Lessinia e delle associazioni Le Falìe e Curatorium cimbricum veronense. Ha tolto il telo che copriva la scultura e a tagliato il nastro all’ingresso del museo la piccola Alice, pronipote di Benetti, dopo l’invito di Francesco Sauro, presidente dell’Associazione museo dei fossili: «Troverete un museo troppo piccolo perla potenzialità del materiale esposto, che ci obbliga già a pensare a un ampliamento». «Camposilvano era il centro del mondo, diceva Benetti», ha ricordato Alessandro Anderloni, regista di Velo che dalle storie del Tilio ha tratto ispirazione per tanti lavori, «e la felicità più grande per lui è vederci qui a garantire un futuro al suo sogno, a quella che chiamerei la sua profezia, nata raccogliendo fossili e studiando la Lessinia per consegnarla al futuro». «Un tipico montanaro schivo alle cronache e agli onori», ha definito Benetti il sindaco Mario Varalta, «e dopo di lui siamo felici che la sua eredità sia raccolta da Francesco Sauro e dall'Associazione museo dei fossili». Anche il direttore del Parco della Lessinia Diego Lonardoni si è complimentato per l’esposizione: «Iniziativa culturale di altissimo livello, realizzata con pochissimo contributo pubblico ma contando sul lavoro di tanti che dà vivacità a una struttura che lo merita». «Quando mi ha chiesto di prendermi a cuore il museo non l’ho capito subito», ha confessato Francesco Sauro, «ma oggi, ad anni di distanza, mi rendo conto che l’eredità che mi affidava non era tanto per i fossili qui custoditi, ma la passione per il territorio. Con la sua scomparsa la passione è fiorita grazie al Parco, alla Cariverona, al volontariato». Lonardoni ha ringraziato anche chi, per vent’anni, ha fatto sì che fosse esposta a Camposilvano la collezione con pezzi di valore te didattico concessa a titolo temporaneo e ora sostituita con altri pezzi offerti dai soci, «e anche la Sovrintendenza che ha autorizzato il prelievo e il restauro dell’orma di dinosauro della Bella Lasta permettendo di completare nel museo il passo che rende l’idea, con la scultura che vi verrà sospesa sopra, delle reali dimensioni dell’animale che l’ha lasciata in Lessinia circa 195 milioni di anni fa». •

Vittorio Zambaldo

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