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Si tornerà a sciare?

Il sindaco Claudio Melotti
Il sindaco Claudio Melotti
Il sindaco Claudio Melotti
Il sindaco Claudio Melotti

Sono arrivati freddo e neve, arriverà anche il rilancio di San Giorgio come stazione sciistica? Se lo chiedono in tanti dopo la comparsa della prima neve e se lo sci di fondo scalda da tempo i motori e aspetta solo di incrementare la consistenza del manto per partire con la tracciatura delle piste, per quello da discesa le note sono ancora dolenti. Per il secondo anno non apriranno gli impianti di risalita di Malga San Giorgio a causa delle note vicende che hanno avviato l’iter fallimentare per Nuova Lessinia spa, proprietaria degli impianti. In realtà gli anni di chiusura sarebbero tre perché nella stagione 2015-16 si aprì per mezza giornata perché la Provincia non rilasciò al gestore G&A srl alcuna autorizzazione, non avendo l’azienda fornito la documentazione richiesta per autorizzare l’avvio degli impianti. «Ora si lavora in collaborazione con la Provincia per mantenere in essere le concessioni con la clausola che gli impianti sono chiusi per forza maggiore, non perché dismessi», precisa il sindaco Claudio Melotti, che mostra sul tavolo il faldone sempre a portata di mano, «perché la questione è di attualità ogni giorno e ogni mese dell’ anno», rivela. È DA CHIARIRE che gli impianti sono in vendita e se ci fossero stati imprenditori intenzionati a investire la stazione sarebbe già ripartita. In realtà non sarebbe un evento programmabile dalla sera alla mattina perché ci sarebbero delle scadenze e degli obblighi da rispettare. La seggiovia è in scadenza da novembre 2017 con possibilità di proroga fino al 2022. Ha necessità di revisione quindicennale che dai calcoli prodotti dall’esperto, l’ingegnere trentino Mario Pedotti, potrebbe costare fra i 300 e i 500mila euro, pari al 15-20 per cento del costo da nuova. La vita tecnica dello skilift della pista Slalom scadrà il 26 gennaio 2019 e la sua revisione comporterà un costo 80-100mila euro. La concessione dello skilift della pista baby del Valon è scaduta da tempo e sono da sostituire i ganci di traino per un importo di 150-200mila euro. «Se vogliamo considerare anche gli interventi che sarebbero da fare sul Rifugio Gaibana, i ricoveri dei battipista, stazione di partenza della seggiovia, le reti e l’impianto di innevamento programmato, il riavvio e la revisione dei mezzi, sarebbero da mettere a bilancio non meno di 800mila euro, ma questo pone degli interrogativi sul futuro della stazione», premette il sindaco. DI CONCRETO c’è per il momento un progetto di riqualificazione della stazione con i fondi dei Comuni confinanti per i progetti di area vasta, che riguardano cioè non solo i Comuni direttamente confinanti con la Provincia autonoma di Trento ma anche quelli contermini con i quali il progetto si sviluppa. «Mi sono sempre battuto per una riqualificazione che sia inserita in un contesto sovracomunale», chiarisce Melotti, «che non si esaurisca in una sterile iniziativa ma sia attrattore di ulteriori fondi e coinvolgimenti istituzionali e privati». IL PROGETTO si basa su un investimento di un milione e 730mila euro chiesti e riconosciuti dal Fondo per i Comuni di confine: «Siamo solo in attesa della firma della convenzione per introitare a bilancio la cifra e far partire la progettazione e i bandi. A questo importo il Comune aggiungerà risorse proprie e altre le chiederà al Parco regionale della Lessinia, ad enti e associazioni, anche a privati, nella speranza che la quota si incrementi e arrivi ad essere vero volano di investimenti», aggiunge il sindaco. Ma con 1,7 milioni di euro che cosa si potrà fare? «Terminare di comperare i parcheggi per poter finalmente intervenire sugli stessi, ad esempio. Per gli impianti è aperta la discussione su come e quanto intervenire, perché il tema è delicato anche sotto il profilo giuridico e mi auguro che 1,7 milioni diventino almeno 2,5 milioni di euro per permettere a San Giorgio di essere nelle condizioni di ripartire. Capisco che dopo i primi 10 centimetri di neve la gente pensi a San Giorgio, ma non possiamo farci prendere dalla frenesia in questa situazione», avverte Melotti, «perché va fatta una valutazione attenta per una gestione sostenibile, puntando soprattutto alla vocazione estiva della località. Occorre l’intelligenza per capire l’evoluzione del meteo nell’immediato futuro e la domanda turistica. Il riconoscimento come progetto di area vasta, inoltre, ci mette nelle condizioni di far capire finalmente che si deve ragionare in termini di comprensorio. Nel progetto è inserito anche l’acquisto o la nuova costruzione di una struttura versatile come sede del Centro fondo Alta Lessinia, ma con una concezione elastica perché possa essere utilizzato 365 giorni all’anno: è l’unica prospettiva per dare un futuro alla località», conclude Melotti. •

Vittorio Zambaldo

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