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Si parla del lupo, ma la Lessinia non c’è

Il «Wolf Forum» al teatro Orlandi di Velo
Il «Wolf Forum» al teatro Orlandi di Velo
Il «Wolf Forum» al teatro Orlandi di Velo
Il «Wolf Forum» al teatro Orlandi di Velo

Le esperienze portate da altri allevatori di Piemonte e Liguria, le ricerche svolte in Toscana e Liguria, il punto di vista di addestratori di cani da guardiania e da lavoro, gli illuminanti stimoli di biologi e zoologi sono serviti ad aprire un dialogo al primo «Wolf Forum» organizzato al teatro Orlandi di Velo dalla Confederazione italiana agricoltori (Cia), purtroppo rimasto orfano per l’assenza di interlocutori della Lessinia, amministratori e allevatori. Giulia Pighi, allevatrice di capre cashmire del basso Piemonte al confine con la Liguria e Matteo Sorrentino dell’associazione DifesAttiva Liguria, nata per creare una rete di aiuto fra allevatori che utilizzano i cani da protezione del bestiame per far conoscere le modalità migliori per educarli e crescerli, hanno presentato le rispettive esperienze. LE CAPRE CASHMIRE, ad esempio, non sopportano stalle o ricoveri notturni e vivono allo stato semibrado. I tentativi adottati da Giulia per impedire le predazioni del lupo di esemplari pregiati hanno puntato sui recinti elettrificati e sui cani: «I lupi ci sono e le fototrappole ci dimostrano che almeno una volta a settimana passano vicino ai recinti, ma in quattro anni non abbiamo avuto perdite. Ovviamente non sono tutte rose e fiori, perché l’utilizzo dei cani comporta un impegno: devono essere seguiti, addestrati, ripresi in caso di comportamenti sbagliati, abituati alla presenza di estranei», ha precisato Giulia, «e anche i recinti non sono un gioco da montare. In aree abbandonate da anni abbiamo impiegato quattro giorni solo per aprirci un varco dove piantare i pali e tirare i fili». Sorrentino ha presentato DifesAttiva Liguria, nata per aiutare gli allevatori che usano recinzioni elettriche e cani e si trovano ad affrontare il problema lupo: «Puntiamo ad aver maggior voce in capitolo con le amministrazioni locali, oltre ad ottenere agevolazioni con i veterinari e i negozi di materiale necessario per la pastorizia. Raduna aziende che allevano bovini e ovini e che adottando questi sistemi di protezione non hanno avuto in quattro anni nessuna predazione, salvo un puledro a causa di un varco nella recinzione. È vero che i cani sono un problema per zone altamente turistiche. Lo affrontiamo con un’accurata cartellonistica dove in prossimità del pascolo si informa l’escursionista sul comportamento da tenere». «FINORA c’è stato un solo caso lieve di morsicatura. I cani vanno addestrati e questo comporta un impegno, che però paga in termini di resa e di sicurezza: c’è un’azienda con 1.500 ovini e 8 cani che negli ultimi due anni ha ridotto le perdite a causa delle predazioni a 8-10 esemplari all’anno, un numero assolutamente sopportabile», ha detto Sorrentino. Nicola Saggioro ha illustrato il lavoro dell’addestratore e del selezionatore di cani e Silvana Mattiello, docente in scienze zootecniche dell'Università di Milano una ricerca condotta in Toscana e Liguria sulle predazioni da lupo la cui conclusione è che l’informazione è fondamentale per adottare le tecniche di prevenzione migliori e creare la disponibilità a condividere il peso della presenza del predatore «per non perdere gli animali, chi li cura, i pascoli, la biodiversità, che è un valore per tutti». Infine Mauro Belardi, biologo faunista, consulente per il Wwf ha precisato in merito al discordo ibridi: «Cane e lupo condividono il 90 per cento del patrimonio genetico. Non credete a chi vi dice che distingue a vista un lupo da un ibrido». LA COMUNITÀ SCIENTIFICA è divisa se l’ibridazione rappresenti un pericolo per la sopravvivenza del lupo, ma è certo che non si conoscono estinzioni di lupo a causa degli ibridi. Piuttosto dei duemila lupi presenti in Italia sono un problema gli 800mila cani randagi e i branchi di lupi sono finora il maggior fattore limitante del randagismo». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Vittorio Zambaldo

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