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Scultura del beato
don Carlo Gnocchi
a Conca dei Parpari

L’immagine scolpita nella pietra dall’artista varesino Giorgio Bernasconi del beato don Carlo Gnocchi, mentre abbraccia uno dei suoi «mutilatini», sarà collocata per sempre nella chiesetta del Crocifisso a Conca dei Parpari. La cerimonia, domenica, alle 11, sarà preceduta dalla messa nel salone del Centro fondo, animata dalla Schola Cantorum San Nicolò di Roverè e officiata da don Maurizio Rivolta, rettore del Santuario del beato don Gnocchi di Milano.

La scultura fu donata a Silvio Colagrande che si definisce «la reliquia vivente di don Carlo». Aveva solo 8 anni quando, nel 1952, fu colpito agli occhi da uno spruzzo di calce viva che lo rese cieco. Accolto nell’istituto del sacerdote, fu prescelto dal professor Cesare Galeazzi per il trapianto di cornea e quando, il 28 febbraio 1956, don Gnocchi si spense, Colagrande fu sottoposto al primo intervento di cornea in Italia, come il sacerdote aveva chiesto prima di morire: la procedura era allora ancora illegale ma permise al piccolo Cesare di vedere e con lui beneficiò del dono anche Amabile Battistello. Il doppio intervento riuscì perfettamente, sollevando grande clamore non solo tra l’opinione pubblica, ma anche nel mondo dei giuristi e dei teologi: fu grazie a don Gnocchi che il Parlamento italiano varò le prime norme sui trapianti d’organo, mentre sul versante morale, Pio XII, nell’Angelus della domenica successiva alla morte di don Carlo, avallò il generoso gesto, ponendo a tacere ogni voce contraria dal mondo cattolico.

Colagrande, che anni fa, nella ricorrenza della beatificazione di don Gnocchi, partecipò a una funzione religiosa nella chiesetta dei Parpari, ha voluto che la scultura diventasse patrimonio del tempio e domenica sarà alla cerimonia con Luigi Gelmini, di Romagnano di Grezzana, rimasto cieco a 10 anni, nel 1953, per lo scoppio di una bomba. Anche lui fu ospite della Fondazione Pro Juventute di don Gnocchi, poi coinvolto con grande spirito di impegno sociale sia in associazioni che nella gestione di una struttura d’accoglienza per disabili multiminorati. È stato per 20 anni presidente della sezione provinciale dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti, per altri 10 presidente regionale e dal 2014 è vicepresidente nazionale. La scelta di Conca dei Parpari è legata anche al cavaliere Elio Comerlati, del 1924, grande devoto del beato don Gnocchi e curatore della chiesetta da sempre.V.Z.

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