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Salta il piano lupi Manca l’accordo sulle deroghe

Due esemplari di lupi:  rinviata l’approvazione del piano di conservazione e gestione
Due esemplari di lupi: rinviata l’approvazione del piano di conservazione e gestione
Due esemplari di lupi:  rinviata l’approvazione del piano di conservazione e gestione
Due esemplari di lupi: rinviata l’approvazione del piano di conservazione e gestione

Vittorio Zambaldo È mancata l’intesa fra le Regioni ed è saltato così l’accordo sul Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, piano che avrebbe dovuto essere approvato ieri pomeriggio nella Conferenza Stato - Regioni. Valle d’Aosta, Veneto, Toscana, con le Province autonome di Trento e Bolzano avevano chiesto nelle loro osservazioni di introdurre da subito l’istituto della deroga (previsto dalla normativa comunitaria) per consentire la rimozione dei lupi in situazioni limite come quella della Lessinia, ma non è stato possibile l’accordo e si è reso necessario il rinvio. «Rinviamo il punto», ha spiegato il presidente della conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, «perché non vi è condivisione unanime delle Regioni e quindi vogliamo ulteriori approfondimenti». «Incontreremo le associazioni nei prossimi giorni, oggi non c’è accordo», ha detto. L’ultima versione del Piano prevedeva che la decisione sulla possibilità di abbattimento selettivo dei lupi fosse rinviata di due anni e questo ha provocato forti polemiche da parte delle associazioni ambientaliste che, con il Movimento 5 Stelle e i Verdi, hanno ribadito di essere contrari anche al rinvio della decisione sugli abbattimenti selettivi, e hanno chiesto di escluderli definitivamente dal Piano. Il Piano del ministero dell’Ambiente, elaborato dall’Ispra con una settantina di esperti, prevede monitoraggio della popolazione, campagne di informazione sui sistemi di prevenzione (cani pastore e recinti elettrificati), gestione dei pascoli, lotta agli ibridi (incroci lupo-cane), risarcimenti più rapidi. La Regione Veneto, attraverso l’assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan, aveva anticipato al ministero una nota nella quale criticava l’impossibilità da parte delle Regioni e Province autonome di richiedere al competente ministero dell’Ambiente la possibilità di operare prelievi in deroga alla specie prima dell’aggiornamento del piano stesso che dovrà essere effettuato a 24 mesi dalla sua adozione. «È una clausola irragionevole e priva di qualsiasi fondamento tecnico», aveva aggiunto, «dal momento che i dati di monitoraggio e lo stato di applicazione delle azioni del piano sono dati e requisiti che ciascuna Regione è chiamata a produrre nel momento in cui avanza una richiesta di deroga». La Regione vincolava il proprio consenso al Piano con la cancellazione di questa clausola dei 24 mesi di attesa. Altre criticità messe in evidenza dall’assessore Pan erano l’aggiornamento dello stato di presenza del lupo nelle Alpi; la copertura finanziaria del programma di monitoraggio da esplicitare meglio; una maggior autonomia regionale in tema di indennizzo dei danni, sussidi e incentivi per la prevenzione; la revisione e uniformità delle regole sul pascolo brado e semi-brado in considerazione che in Lessinia le aree a pascolo sono quasi esclusivamente private. Si leggeva inoltre: «Le deroghe al divieto di rimozione dei lupi dall’ambiente naturale non dovrebbero essere subordinate all’adozione di strumenti di prevenzione rivelatisi inefficaci, ma anche inapplicabili, per tener conto delle condizioni e delle situazioni locali». È deluso il consigliere regionale Stefano Valdegamberi che aveva predisposto le osservazioni nel confronto con l’associazione Salvaguardia rurale veneta: «Il governo per non affrontare il tema, sollecitato dalle associazioni ambientaliste, ha tolto dall’ordine del giorno l’argomento Piano lupo, rinviandolo alle Commissioni Agricoltura e Ambiente: vuol dire insabbiare tutto e non decidere. Continuo a pensare che il buon senso e la misura in questo Paese non esistano e che la taglia sul lupo possa diventare presto una necessità di autotutela del territorio». •

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