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Pm 10 oltre i limiti ma in 15 anni l’aria è migliorata

Bloccare le auto è una delle soluzioni d’emergenza contro le Pm10
Bloccare le auto è una delle soluzioni d’emergenza contro le Pm10
Bloccare le auto è una delle soluzioni d’emergenza contro le Pm10
Bloccare le auto è una delle soluzioni d’emergenza contro le Pm10

Luca Fiorin È solo la montagna, in provincia di Verona, a salvarsi dalle polveri sottili. L’analisi dei dati riguardanti il particolato nell’aria - presenza che viene registrata in forma continua dall’agenzia regionale per l’ambiente, Arpa Veneto, e in questi giorni è tornata per l’ennesima volta ad assumere il carattere dell’emergenza – spiega infatti che l’area pianeggiante del Veronese ha in comune un’atmosfera che, con poche varianti, è ammorbata alla stessa maniera. L’aria, infatti, contiene particelle sospese che sono il frutto velenoso di attività umane e che, secondo studi e ricerche mediche, possono essere fonti di patologie spesso gravi: da alcuni tipi di tumore a malattie che interessano i sistemi respiratorio e cardio circolatorio. Secondo quanto riferisce l’Arpav, «il particolato atmosferico (soprattutto quello, molto sottile, identificato con la sigla Pm10) è da molti anni l’inquinante più critico del bacino padano». D’altronde, precisa l’agenzia, la Pianura padana, essendo una sorta di catino chiuso, «è una delle zone con la peggiore qualità d’aria dell’intera Europa». Una situazione che proprio nel Veronese risulta essere molto evidente. Qui, infatti, mediamente viene registrato ogni anno circa il doppio degli sforamenti dei limiti di legge per quanto riguarda le polveri sottili. Se è previsto che al massimo per 35 giorni all’anno sia possibile superare il tetto massimo di 50 microgrammi per metro cubo d’aria di Pm10, negli ultimi anni nella pianura veronese si è arrivati a 70, se non addirittura a più di 80, giorni di superamento. Una situazione che è stata registrata dalle centraline fisse installate da Arpav a San Bonifacio e Legnago, come nelle due presenti in città, per quanto riguarda gli ultimi anni, soprattutto nel 2015 e 2017. Cosa che, invece, non è avvenuta per l’impianto di rilevamento presente a Bosco Chiesanuova, che registra stabilmente valori fra le quattro e le otto volte inferiori al tetto previsto dalla normativa. Per tradurre, l’unico territorio in cui le polveri non sono un problema è quello montano. «Questo tipo di inquinamento», spiega Salvatore Patti, responsabile dell’Osservatorio regionale aria dell’ Arpav, «risente delle situazioni ambientali e climatiche, per cui in montagna, dove c’è una forte ventilazione, è molto meno presente che in pianura, specialmente quando ci sono poco vento e scarse precipitazioni». Detto questo, si capisce perché in questi giorni, in cui si stanno proprio verificando tali condizioni, si stiano registrando in pianura valori di polveri tali da rendere necessarie misure straordinarie. Tanto che nel pomeriggio di ieri a Venezia si è tenuto un primo incontro tecnico al quale dovrebbero seguirne a breve altri, finalizzati all’adozione di azioni coordinate. Tra le possibilità, l’adozione di ordinanze di sospensione del traffico nelle città - gli agglomerati in cui è possibile usare i mezzi pubblici in alternativa alle auto - e dei divieti di accensione dei camini. Misura, quest’ultima, la cui applicazione è praticamente impossibile da verificare. «Se non cambiano le condizioni non ci sono comunque alternative», continua Patti. «Le fonti di diffusione secondarie delle particelle interessano tutta l’area in cui c’è minore presenza di correnti d’aria, per cui siamo di fronte a un inquinamento diffuso, che nelle situazioni di emergenza può essere affrontato solo cercando di ridurre le emissioni di polveri dirette», precisa l’esperto. Secondo Patti ora non si può che chiudere, seppur temporaneamente, tubi di scarico delle auto e camini, anche se sarebbe necessario realizzare iniziative volte a migliorare la situazione in maniera definitiva. Pur definendo critica la situazione attuale, Patti spiega che, comunque, è significativamente migliorata rispetto al passato. «Rispetto a quando, una quindicina d’anni fa, abbiamo iniziato a rilevare le polveri sottili, la loro presenza è diminuita tra il 20 e il 30 per cento», afferma. Una dimostrazione, se serviva, che le misure di limitazione dello smog sono efficaci e andrebbero potenziate. •

Luca Fiorin

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