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Parco dei Lessini
Ridotta a metà
l’area più protetta

Una veduta estiva del Parco della Lessinia con i bovini al pascolo
Una veduta estiva del Parco della Lessinia con i bovini al pascolo
Una veduta estiva del Parco della Lessinia con i bovini al pascolo
Una veduta estiva del Parco della Lessinia con i bovini al pascolo

È passato ieri in Consiglio regionale l’emendamento sul Parco naturale regionale della Lessinia collegato alla legge di stabilità, presentato da Stefano Valdegamberi e sottoscritto anche dagli altri consiglieri veronesi di maggioranza (Luca Coletto, Massimo Giorgetti e Alessandro Montagnoli, a cui si è aggiunto Andrea Bassi a titolo personale dalla minoranza Tosi per il Veneto).

Sotto il titolo «Modifiche e integrazioni della legge regionale 30 gennaio 1990 numero 12», che è la legge istitutiva del Parco, viene di fatto drasticamente ridotta di quasi la metà la superficie di area protetta, che passa da area agro silvo pastorale ad area contigua, prevista dalla legge nazionale sui parchi come area pre-parco, dove i vincoli di tutela soni di fatto ridotti di molto.

Su queste aree, secondo l’ emendamento, la Regione, in accordo con il soggetto gestore del Parco (finora è la Comunità montana, ma viste le sue condizioni moribonde da anni, è probabile che non lo sarà più) «stabilisce piani e programmi e le eventuali misure di disciplina della caccia, della pesca, delle attività estrattive e per la tutela dell'ambiente ove occorresse intervenire per assicurare la conservazione dei valori delle aree protette stesse».

Nelle aree contigue la Regione può disciplinare anche l’attività venatoria solo nella forma di caccia controllata e riservata ai soli residenti dei Comuni dell’area naturale protetta.

La nuova zonizzazione lascia del tutto inalterate le aree di riserva naturale e trasforma gran parte delle aree agro silvo pastorali in aree contigue «allo scopo di garantire una fruizione meno burocratizzata dei territori a vocazione agricola, nel rispetto della buona prassi colturale e della tradizione», recita l’emendamento.

Il risultato è che in seguito a questa decisione i 10mila ettari di Parco attuali si riducono a 345 ettari di riserva speciale, 4.662 ettari di riserva orientata, 131 ettari di riserva a indirizzo didattico e 800 ettari di zone agro silvo pastorali, mentre 4mila ettari diventano zone contigue o pre-parco.

Valdegamberi è raggiante nel comunicare il risultato della votazione, che ha visto favorevoli all’emendamento la maggioranza che governa la Regione e una parte della Lista Tosi, mentre si sono schierati sul fronte opposto il Partito democratico, il Movimento 5 Stelle e parte della Lista Tosi per il Veneto.

«Di fatto per la prima volta si riescono a rivedere i confini del Parco e per la prima volta viene data voce ai sindaci sulla materia. Adesso loro hanno carta bianca: posso decidere di lasciare il Parco com’è o di creare l’area pre- parco o contigua. Tocca a loro decidere quanta superficie vorrebbero che entrasse a far parte di questa nuova classificazione», precisa il consigliere Valdegamberi.

L'orientamento dei sindaci era stato evidente fin dalla presentazione dell’emendamento, che era stato accompagnato da una lettera al presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti e al governatore Luca Zaia, dichiarando il proprio parere favorevole alla proposta di modifica della zonizzazione del Parco, «che risponde alle sempre più impellenti richieste provenienti dal territorio». L’avevano sottoscritta i primi cittadini di Bosco Chiesanuova, Crespadoro (Vicenza), Erbezzo, Grezzana, Roverè, San Giovanni Ilarione, Sant’Anna d’Alfaedo, Selva di Progno, Velo e Vestenanova i cui territori coprono la quasi totalità del Parco. Non si sono espressi finora i sindaci di Dolcè, Fumane, Marano di Valpolicella, Roncà e Altissimo (Vicenza).

Si sono invece detti determinati a dar battaglia gli esponenti delle associazioni ambientaliste che nelle scorse settimane si sono rivolte al governatore Zaia perché si continui sulla strada del confronto pubblico e politico, evitando quella che hanno definito «una furbata per accaparrarsi i favori di qualche cacciatore».

Vittorio Zambaldo

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