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Parchi naturali:
da Venezia regole uguali per tutti

Strada di Podestaria: fu costruita durante la Grande guerra
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La Regione vuole unificare le leggi che regolano i suoi parchi e ormai da diversi mesi ha in elaborazione un testo unico, il disegno di legge 143, oggetto di discussione in Commissione II, politiche del territorio. Il testo, che i sindaci della Lessinia vorrebbero modificare (vedi articolo qui a fianco), tratta di «Disciplina e valorizzazione della rete ecologica regionale e delle aree naturali protette» per semplificare e razionalizzare la diversa e diffusa normativa che disciplina i cinque parchi del Veneto.

In ordine di nascita, i parchi sono quello dei Colli Euganei (1989), della Lessinia e delle Dolomiti d’Ampezzo (1990), del fiume Sile (1991) e del Delta del Po (1997) e il progetto prevede la nascita del Parco interregionale del Delta del Po, in accordo con la Regione Emilia-Romagna.

Vengono abrogate le norme delle singole leggi istitutive dei parchi per quanto attiene agli organi di gestione, in quanto, con il nuovo assetto, tutti avranno la medesima configurazione, ad eccezione del Parco delle Dolomiti d’Ampezzo che per la sua organizzazione è normato dalle Regole d’Ampezzo: gli altri avranno un presidente, un consiglio direttivo, una comunità del Parco, un direttore, un revisore dei conti, una consulta e un comitato tecnico scientifico.

Il presidente è il rappresentante legale dell’ente e il progetto prevede che sia nominato dalla giunta regionale. Il consiglio direttivo è nominato dal presidente della giunta regionale su proposta della Comunità del Parco ed è formato da 5 componenti della Comunità del Parco, di cui almeno uno scelto tra quelli designati dalla giunta regionale.

La Comunità del Parco è composta dai sindaci dei comuni nei cui territori si trova il parco, oppure da un suo delegato in possesso di esperienza in materia ambientale- naturalistica o amministrativa e da tre soggetti designati dalla giunta regionale.

La Consulta del parco è «organismo consultivo rappresentativo delle associazioni ambientaliste e scientifiche, delle associazioni di promozione delle attività turistiche, sociali e culturali, delle associazioni legate alle attività produttive agricole e non agricole, delle associazioni venatorie ed ittiche e delle associazioni di volontariato aventi una rilevante rappresentatività sul territorio interessato dal Parco».

Il comitato tecnico scientifico è composto da un massimo di sette componenti nominati dal presidente del Parco e scelti tra esperti, di cui uno con professionalità giuridica o economica, di botanica, zoologia, scienze agroforestali, geologia, scienze ambientali, storia, etnografia.

Il direttore è nominato dal presidente della giunta regionale con contratto di diritto privato, a tempo determinato, della durata massima di cinque anni, eventualmente rinnovabile.

Sono 42 gli articoli del disegno di legge regionale, dal primo, che fonda i principi generali, finalità e obiettivi per «assicurare il funzionamento della rete ecologica regionale, conseguire la valorizzazione, la conservazione in uno stato favorevole e l’incremento del patrimonio di biodiversità, a garanzia della fruizione da parte dei cittadini e delle generazioni future»; all’articolo 42 che è la norma finanziaria e prevede 4 milioni di euro per l’esercizio 2016 e 3,7 milioni per gli anni 2017 e 2018.

Vi si parla di rete ecologica regionale così composta: dal sistema delle aree naturali protette, dalle zone speciali di conservazione, dai siti di importanza comunitaria e dalle zone di protezione speciale, facenti parte della rete Natura 2000; dagli ambiti per l’istituzione di nuovi parchi e riserve regionali e di interesse locale; dai corridoi ecologici e le altre strutture di collegamento e funzionamento della rete, così come individuate negli strumenti di pianificazione territoriale e infine dalle aree naturali che rientrano nel patrimonio dell’Umanità e Riserva della Biosfera secondo le definizioni dell’Unesco.

Sono indicati i procedimenti per l’istituzione di un nuovo parco regionale; il piano del parco; la classificazione delle aree; le attività e gli interventi che si possono operare; la gestione faunistica.

Nell’allegato al progetto di legge sono indicati anche gli ambiti per l’istituzione di parchi e riserve naturali. Per il Veronese sono citati come ambito di interesse regionale il Monte Baldo; di interesse locale l’anfiteatro morenico di Rivoli, l’ambito fluviale del Mincio e le Valli Grandi Veronesi.

Non compare il Parco del Pontoncello lungo l’Adige, sebbene la Regione vi abbia investito diversi contributi con i Comuni di San Giovanni Lupatoto, San Martino Buon Albergo e Zevio.

Vittorio Zambaldo

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