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Otto strade in più
su cui si può
transitare armati

Il direttore Lonardoni, il sindaco Melotti e i presidenti delle riserve di caccia
Il direttore Lonardoni, il sindaco Melotti e i presidenti delle riserve di caccia
Il direttore Lonardoni, il sindaco Melotti e i presidenti delle riserve di caccia
Il direttore Lonardoni, il sindaco Melotti e i presidenti delle riserve di caccia

Otto nuovi tratti di strade all’interno del Parco naturale regionale della Lessinia si aggiungono ai sette che erano già previsti dal precedente regolamento del 1999 per il trasporto delle armi all’interno dell’area protetta. La delibera (38/2017) è stata approvata dall’attuale commissario straordinario dell’ente, Stefano Angelini, su richiesta della Riserva alpina di caccia di Bosco Chiesanuova solo per i propri associati e dell’Associazione cacciatori trentini, solo per i soci delle Riserve comunali di caccia di Ala e Avio.

Si tratta di un provvedimento integrativo necessario per non creare disparità tra situazione analoghe che va a sanare anche casi che erano paradossali con ad esempio una strada sulla quale il transito con le armi era permesso eccetto che per 50 metri.

Il regolamento aggiunge: dal bivio sulla strada provinciale 14 fino al confine trentino in direzione Malga Coe di Ala e Castelberto; sulla stessa strada in direzione Malghe Scortighere di mezzo e di fondo e in direzione Malga Scortighere di Cima; da Passo Col Pealda al confine trentino in direzione Malga Pealda; da contrada Valbusa a contrada Turban; da Malga Dossetti a località Len; da Malga Dossetti a contrada Rollo; dall’ex albergo Tracchi a località Rosole.

IL REGOLAMENTO prevede che il transito sia consentito ai titolari della licenza di porto di fucile per uso di caccia, esclusivamente con le armi scariche e chiuse in custodia, a sua volta tenuta nel portabagagli chiuso a chiave e solo per il raggiungimento a bordo di veicoli a motore delle località di caccia limitrofe al Parco. Sono ammessi un massimo di cinque veicoli giornalieri solo nelle giornate di effettivo esercizio venatorio previste dal calendario ed è vietata la sosta, particolarmente nelle ore notturne, salvo casi di comprovata emergenza o forza maggiore. Il numero viene contingentato con la segnalazione da parte di ciascun cacciatore che intenda raggiungere una determinata zona di caccia.

«Si pone fine con questo regolamento a certe anomalie per le quali il Parco in ogni occasione doveva rilasciare un permesso speciale aumentando il carico di lavoro e la burocrazia», spiega il direttore dell’ente Diego Lonardoni, «e su sollecitazione del sindaco di Bosco Chiesanuova Claudio Melotti ci siamo messi al lavoro con i commissari Stefano Sisto prima e ora Stefano Angelini per arrivare a una soluzione, anche sulla scorta di quanto era stato avanzato dall’emendamento del consigliere regionale Stefano Valdegamberi in merito alle aree contigue. Questo dimostra che sulle cose a cui possiamo mettere mano, nel rispetto del diritto, con buon senso e disponibilità delle persone, lo si fa volentieri».

«LA RICHIESTA di integrazione era stata avanzata dai soci della Riserva di Bosco Chiesanuova», aggiunge il sindaco Melotti, «attraverso il presidente Massimo Sauro che è anche consigliere comunale e ha la delega ai rapporti con il Parco. Sono integrazioni che nulla tolgono all’area protetta ma aggiungono delle possibilità e restituiscono capacità di dialogo ai soggetti che intervengono nel rapporto. Grazie per questo al direttore Lonardoni e ai commissari Sisto e Angelini».

Stefano Tommasi, rettore della Riserva di Ala e Lucio Luchesa tecnico faunista dell'Associazione cacciatori trentini, con responsabilità per la Val d’Adige e la Riserva di Ala, sottolineano che «l’utilizzo di queste strade è per noi destinato, per la maggior parte, per il controllo del cinghiale, visto l’aumento preoccupante della sua presenza anche nella parte trentina della Lessinia».

«È un passo importante e un bel segnale da parte del Parco», conclude Sauro, «un passo anche dovuto in vista dell’obiettivo del contenimento del cinghiale nelle aree protette».

Vittorio Zambaldo

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