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Ordigni contro centro profughi, cinque denunciati

L’hotel Genziana di Prada
L’hotel Genziana di Prada
L’hotel Genziana di Prada
L’hotel Genziana di Prada

Due ordigni esplosivi artigianali contro l’hotel Genziana, a Prada di San Zeno di montagna. L’episodio risale alla notte tra il 30 e il 31 ottobre 2015, ma è stato reso noto soltanto ieri sera in una nota della questura che annunciava una conferenza stampa per questa mattina alle 11, quando saranno resi noti i dettagli di questa indagine, che ha portato all’identificazione e alla denuncia di cinque persone.

La nota parla di «due ordigni artigianali fatti esplodere contro una struttura per richiedenti asilo» e anticipa che i dettagli saranno resi noti nel corso della conferenza stampa durante la quale saranno proiettati anche filmati relativi all'episodio.

All’hotel Genziana sono ospitati una ottantina di profughi, ci sono state manifestazioni di protesta sia di Forza Nuova che successivamente della Lega a metà novembre, con sit-in di protesta, tutti filati via senza grandi problemi, per quella struttura, che anche secondo il sindaco di San Zeno, Maurizio Castellani, era inadeguata ad accogliere i richiedenti asilo.

Giusto il sindaco si ricorda quell’episodio dell’«esplosione», però lui non usa la parola ordigni, ma petardi.

«Mi ricordo sì che era stato posizionato uno striscione fuori dall’hotel una notte e che erano stati fatti esplodere alcuni petardi, forse messi insieme. Ecco non stiamo parlando di bombe, ma di petardi», dice il sindaco che ancora oggi non digerisce la presenza di persone che arrivano dal Bangladesh e del Pakistan e che sono ospiti della struttura.

«Il giorno dopo erano stati a Prada alcuni poliziotti della Digos per un sopralluogo ed avevano raccolto dei resti di esplosione. Poi non ho più saputo niente. Neanche sapevo che c’era un’indagine ancora aperta», dice il sindaco e aggiunge, «giusto lunedì sono stato ad ascoltare il ministro Alfano, parla tanto, ma sono soltanto parole. Dice che chi non scappa dalla guerra deve essere immediatamente rimpatriato. Questi sono qui da quasi due anni, hanno fatto ricorso e non arrivano da Paesi in guerra e sono ancora qui. Certo non danno fastidio, sono lì a non fare niente tutto il giorno. Avevo trovato loro un lavoro, proposto convenzione a prefetto e cooperativa, ma quelli per lavorare volevano i soldi per pagarsi gli avvocati».

Alessandra Vaccari

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