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Giazza

Migranti tra i cimbri: sono 44 con 89 residenti

La chiesa di Giazza
La chiesa di Giazza
La chiesa di Giazza
La chiesa di Giazza

Ci sono in tutto 89 residenti e 44 migranti. Cioè la metà della popolazione di Giazza, piccola frazione cimbra del Comune di Selva di Progno non è né cimbra né veronese, ma africana. Se poi si considera solo il centro del paese, escludendo le contrade sparse, i numeri sono ancora più impressionanti: una quarantina i residenti, per lo più anziani, altrettanti i migranti, tutti giovani, una trentina di ragazze, alcune delle quali incinte e una decina di maschi.

Le donne sono ospitate all’Albergo Belvedere il cui titolare, dal settembre di tre anni fa, ha fatto la scelta di rispondere positivamente alla richiesta della Prefettura di mettere a disposizione letti e pasti per le persone arrivate come migranti e in attesa che venga riconosciuto o rifiutato il loro stato di rifugiato. I maschi in una casa adiacente, sempre di proprietà del titolare dell’albergo.

I primi arrivi furono nel settembre di tre anni fa, di 22 maschi del Bangladesh, lavoratori dei campi petroliferi, scappati dalla Libia dove infuriavano le lotte fra le diverse fazioni dopo la caduta del regime del colonnello Gheddafi. Quello fu il primo impatto, un po’ traumatico, anche perché arrivarono in paese all’insaputa di tutti, sindaco compreso, che lo scoprì casualmente parlando al bar con un amico.

«QUESTA VOLTA mi hanno avvisato qualche giorno prima, anche se mi avevano parlato di una ventina di ragazze e invece sono trenta. Ma non è questo il problema», osserva il primo cittadino di Selva, Aldo Gugole, «quanto piuttosto che la situazione è fuori controllo: la gente è spaesata a casa propria. Gira per le strade e le sembra di essere in Africa. I ragazzi occupano i pochi spazi disponibili giocando a calcio. L’impressione è che la cooperativa Virtus, che li gestisce, non sia in grado di combinare molto e che agisca più guardando il proprio profitto che una reale solidarietà», denuncia.

Ieri pomeriggio ha avuto un incontro con il prefetto Salvatore Mulas: «È stato irremovibile ricordando che questa situazione si è creata perché non abbiamo aderito allo Sprar, che averebbe limitato le presenze al 3 per mille degli abitanti, fino a un massimo di sei. Così invece potrebbero superare anche i cento perché lui ha necessità e l’obbligo di collocarli. Mi ha ripetuto di essere un uomo dello Stato che deve obbedire agli ordini e non può fare diversamente», riferisce Gugole.

«HO INSISTITO che almeno si tolga la promiscuità perché nessuno può controllare quello che succede fra i due gruppi presenti e chi si prenderà poi cura dei bambini che nasceranno? Fra l’altro l’invio di migranti in piena stagione turistica non rende un buon servizio al paese», lamenta il sindaco, che comunque è uscito dal colloquio con il prefetto con la convinzione che quanto meno a breve sarà possibile ottenere che uno dei due gruppi venga trasferito altrove. «Purtroppo l’errore iniziale è stata l’offerta di una struttura privata che ha aperto le porte a questo tipo di accoglienza. In questo modo i rapporti sono solo fra Prefettura e privato con il tramite della cooperativa, mentre il Comune è all’oscuro di tutto, perfino sul numero e sui nomi degli stranieri presenti in paese», conclude il sindaco, che annuncia comunque l’intenzione di avviare un progetto di Sprar per Selva di Progno, se è questa l’unica maniera per ridurre il numero delle presenze di migranti.

È NELLA STESSA situazione Sant’Anna d’Alfaedo, la cui amministrazione non ha aderito allo Sprar e la Prefettura ha già comunicato l’intenzione di utilizzare l’ex base Nato di telecomunicazioni, che sovrasta il paese, per una cinquantina di richiedenti asilo. «Non sarà imminente perché devono essere fatti dei lavori nella caserma prima della sistemazione degli ospiti», precisa il sindaco Raffaello Campostrini, «ma abbiamo deciso di anticipare la decisione della Prefettura con una manifestazione la cui richiesta è partita dai cittadini e alla quale aderiamo come amministrazione, assieme all’ associazione Verona ai Veronesi. Sarà mercoledì 19 alle 20, con partenza dai cancelli dell’ex base Nato, per poi confluire in piazza dove ci saranno gli interventi dei sindaci e degli organizzatori. Non è contro i migranti ma contro questo traffico di esseri umani e come ci viene imposto», precisa il sindaco Campostrini.

Vittorio Zambaldo

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