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Malga San Giorgio nell’abbandono

Attrezzatura invernale a malga San Giorgio: nessuno se ne cura
Attrezzatura invernale a malga San Giorgio: nessuno se ne cura
Attrezzatura invernale a malga San Giorgio: nessuno se ne cura
Attrezzatura invernale a malga San Giorgio: nessuno se ne cura

La neve se ne è andata, sciolta sul campo come gli ultimi gestori di Malga San Giorgio, la società G&A srls che aveva ricevuto dal curatore fallimentare di Nuova Lessinia spa l’affitto del ramo d’azienda. Sono rimasti i «cocci», e sono tanti, da mettere insieme, se si vuole ripartire il prossimo anno.

L’Arena aveva denunciato già lo scorso marzo lo stato di degrado della stazione: impianti mai partiti, rifugio Gaibana in abbandono con le finestre sfondate e la neve all’interno; hotel Sporting in balia dei vandali; un gatto battipista mai messo in funzione e fermo da un anno sul piazzale dell’albergo Valon e l’altro, l’unico in funzione per la battitura delle piste, bloccato da un guasto meccanico sulla strada di raccordo fra la pista Belvedere e il Valon.

Stagione mai di fatto cominciata anche per lo sciopero dei dipendenti che dopo un paio di settimane hanno incrociato le braccia, non vedendo arrivare lo stipendio.

Un disastro che poteva bastare, invece con il passare del mesi la situazione è peggiorata, come denuncia Giordano Mazo, capogruppo della Lega nord in consiglio comunale: «Già c’era da meravigliarsi che il curatore fallimentare non avesse tenuto in considerazione che a G&A erano riconducibili sia Francesco Piserà che suo figlio Gabriele, entrambi colpiti da interdittiva antimafia del prefetto di Verona».

Occorre precisare che la prima interdittiva colpiva Francesco il quale non era ufficialmente nell’organico della società di cui titolare era invece il figlio. La seconda, diretta al figlio, arrivò due mesi dopo l’affidamento della società a G&A, che per aggirare il provvedimento fu acquistata da Evelina Marzola che ne divenne dalla sera alla mattina socia, proprietaria e amministratrice unica per il capitale sociale corrispondente a mille euro.

Nella sua denuncia Mazo elenca lo stato di degrado del rifugio Gaibana con l’impianto idraulico scoppiato a causa del gelo e gravi danni alla pavimentazione in legno; i due gatti e la motoslitta abbandonati all’aperto alle intemperie e ai vandalismi; la colonnina di pompaggio del gasolio resa inservibile da atti di vandalismo; il nastro trasportatore, usato per il campo scuola, lasciato all’esterno senza nessuna protezione; impianto di innevamento, tornelli di accesso, reti di protezione, tutto lasciato al proprio posto come se la stagione invernale fosse ancora in corso e lo stesso per i ganci ancora montati sugli skilift Valon e Slalom; l’invaso per la raccolta dell’acqua da utilizzare per l’innevamento programmato, svuotato e mai ripristinato. A tutto questo si aggiunga che è imminente l’arrivo delle mandrie per il pascolo d’alpeggio e i danni all’attrezzatura potrebbero aumentare per la presenza di animali non custoditi.

«Chiedo che di fronte a questo stato di cose intervenga la Corte dei conti», protesta Mazo, «perché gli impianti e le attrezzature provengono dal fallimento di Nuova Lessinia spa, società partecipata in maggioranza da enti pubblici (Comuni della Lessinia, Provincia, Comunità montana, ndr) e quindi costituita con il prevalente denaro della collettività. Dovrà esserci un risarcimento del danno erariale provocato a causa del doloso depauperamento di beni finanziati con il pubblico denaro. Dovrà intervenire anche la Procura della Repubblica per le gravi omissioni di vigilanza e di controllo». Mazo chiede anche «che cosa intenda fare il curatore fallimentare per chiudere quanto prima il fallimento, così da poter riprogrammare il futuro di Malga San Giorgio, da sempre località di riferimento non solo per gli sport invernali, ma anche per il turismo della nostra montagna, che potrebbe fruire, a breve, di importanti finanziamenti, qualora fosse risolta questa situazione angosciante», conclude.

Vittorio Zambaldo

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