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Ma le lepri «costano»
il doppio: tre milioni

È risaputo e dimostrato: i cinghiali devastano le colture, pongono problemi alla viabilità, condizionano lo sviluppo armonico della fauna selvatica imostrato. I danni accertati con perizia, solo nel settore agricolo, ammontano per il quinquennio 2006-2010 a una cifra superiore a un milione e 150mila euro (1.031 gli eventi registrati, mediamente 200 all’anno per l’intero Veneto). Non è comunque la voce più alta, perché le lepri fanno il doppio dei danni, risarciti dalla Regione per oltre tre milioni di euro, ma nell’immaginario collettivo non sono animali così dannosi e pericolosi come i cinghiali. È del resto quello che capita anche con i lupi, che di danni ne fanno infinitamente meno, ma per i quali l’allarme sociale è altissimo.

Da una verifica presso la Struttura regionale competente in materia di richieste di risarcimento per danni legati alla circolazione sulla rete stradale regionale, emerge che nell’ultimo triennio sono dalle 70 alle 90 le denunce di danno per impatto con la specie cinghiale annualmente presentate, con un importo variabile tra 55mila e 95mila euro complessivi per anno, solo per risarcire danni a mezzi e persone, escluse le spese, altrettanto rilevanti, relative al ripristino delle strutture viabilistiche.

Attualmente il cinghiale è una delle specie selvatiche maggiormente problematiche anche dal punto di vista Sanitario. I rischi sono legati alle conseguenze sull’allevamento suino e quindi anche sulla salute umana: il cinghiale infatti può rappresentare un importante ostacolo all’eradicazione di patologie infettive che colpiscono la specie «Sus» e per altre addirittura rappresentarne il serbatoio epidemiologico. Il piano prevede la raccolta sistematica di dati su presenza, danni, interventi preventivi, interventi di controllo diretto, realizzazione di altane su base geo-referenziata, eventuali capi e focolai di zoonosi su un arco triennale con report annuali di verifica. V.Z.

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