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«Lessini: a rischio
l’arca di Noè
dell’avifauna»

La Lessinia, verso sera, in una di queste prime giornate dell’anno FOTO MOZZO
La Lessinia, verso sera, in una di queste prime giornate dell’anno FOTO MOZZO
La Lessinia, verso sera, in una di queste prime giornate dell’anno FOTO MOZZO
La Lessinia, verso sera, in una di queste prime giornate dell’anno FOTO MOZZO

Verona Birdwatching è un’ associazione che si propone la divulgazione dell'osservazione degli uccelli e la salvaguardia dell’avifauna: si occupa da anni di monitorare le eventuali variazioni degli ambienti o dell’avifauna, principalmente in provincia di Verona. La notizia dell'avvio per la riclassificazione delle zone del Parco naturale della Lessinia con la trasformazione delle zone agro silvopastorali in aree preparco, come chiesto da una decina di sindaci e dall'emendamento del consiglIere regionale Stefano Valdegamberi, crea preoccupazione negli iscritti a Verona Birdwatching, associazione che dal 2006, in collaborazione col Parco della Lessinia, pubblica annualmente il resoconto delle osservazioni ornitologiche.

In questo decennio sono state raccolte segnalazioni sulla base della loro importanza per la nidificazione, lo svernamento, gli erratismi, cioè gli spostamenti, la curiosità e l’interesse locale.

«Le specie di uccelli segnalate in questo territorio protetto sono oggi oltre 200, un numero decisamente importante per l’ambiente collinare e montano e il Parco ha un ruolo importante sulla presenza di avifauna», precisa Maurizio Sighele, presidente di Verona Birdwatching. «È interessante ricordare che una ricerca ornitologica mirata, portata a termine all’interno del Parco prima della sua istituzione e durata dieci anni, aveva elencato un numero di specie decisamente più basso: 111; considerando anche le conoscenze precedenti a quel decennio, le specie note per la Lessinia all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso erano circa 130», aggiunge Sighele, «ma già nei primi anni di vita di quest’area protetta (prima quindi della ricerca metodica attuata dalla nostra associazione), il numero delle specie di uccelli segnalati in Lessinia è salito di circa il 20 per cento. In seguito, l’aumento degli appassionati e degli osservatori che si è riscontrato negli ultimi anni ha sicuramente portato a una maggior quantità di segnalazioni».

Cita tra le più recenti conoscenze l’importante numero di zigoli delle nevi, una specie che in Italia si trova così numerosa e regolare proprio nel Parco della Lessinia e interessanti nuovi dati di presenza o di passaggio, sempre più regolare, di re di quaglie, gufo di palude e grillaio.

«SOLO DA SEI-SETTE ANNI è stata accertata con certezza la nidificazione del gufo reale, il più grande tra i nostri rapaci notturni, che fino a qualche anno fa era considerata una presenza assai sporadica. Il falco pellegrino è tornato a farsi vedere con regolarità in Lessinia proprio agli inizi degli anni '90, cioè dopo la nascita del Parco, e qualche anno dopo si sono registrate le prime nidificazioni. Anche l’aquila reale era considerata un nidificante occasionale, mentre oggi gli eventi riproduttivi sono del tutto regolari e non è affatto difficile incontrare questo maestoso rapace in volo sopra l’altipiano lessinico», aggiunge il presidente di Verona Birdwatching.

La possibilità di osservare questi uccelli, alcuni difficili da incontrare in altri posti in Italia, come il codirossone, il sordone, il biancone, il piviere tortolino, il fringuello alpino, il picchio muraiolo o lo zigolo delle nevi, ha fatto sì che tanti appassionati siano stati attirati in Lessinia proprio dalla presenza dei vincoli di tutela del Parco e di conseguenza hanno conosciuto e si sono innamorati della bellezza e dell’unicità del paesaggio. «La nostra associazione teme che qualsiasi modifica alla legge regionale che riduca i confini dell’area protetta del Parco possa mettere a rischio i progressi naturalistici e la conservazione della biodiversità. Le numerose specie di uccelli censite in questi ultimi anni sono una prova tangibile e documentata di come la protezione dell’area abbia influito positivamente sulla presenza di determinate specie, sull’arrivo e l’insediamento di altre, alcune considerate a rischio.

Ci auguriamo e auspichiamo che questo nuovo anno porti a un ripensamento rispetto a quanto ipotizzato e che si mantenga almeno lo status attuale, anche se ci piacerebbe valorizzare queste aree protette con leggi e interventi ancor più adeguati», conclude Maurizio Sighele.

Vittorio Zambaldo

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