<img height="1" width="1" style="display:none" src="https://www.facebook.com/tr?id=336576148106696&amp;ev=PageView&amp;noscript=1">

«Legge sui parchi incostituzionale e pure insensata»

Bovini al pascolo nell’alta Lessinia
Bovini al pascolo nell’alta Lessinia
Bovini al pascolo nell’alta Lessinia
Bovini al pascolo nell’alta Lessinia

Le associazioni ambientaliste veronesi (Italia Nostra, Legambiente, Lipu e Wwf) non hanno preso affatto bene la nuova legge sul governo e la conduzione dei parchi regionali, appena approvata dal Consiglio regionale del Veneto, al punto di considerare seriamente la possibilità che possa essere fatto ricorso da parte dello Stato alla Consulta per incostituzionalità. «Del resto era già espresso nelle premesse del progetto di legge, dove si insisteva nel chiarire di aver chiesto parere in merito all’ufficio legale, segno che il dubbio non è del tutto peregrino», commenta Lorenzo Albi di Legambiente. E Chiara Tosi, coordinatrice regionale di Lipu e avvocato, affonda la lama: «L’articolo 6 della legge è palesemente incostituzionale dove non si specifica che il presidente del parco debba avere necessariamente competenze in materia naturalistico-ambientale e non si consideri che la tutela ambientale è di competenza dello Stato mentre è una palese forzatura considerare l’organizzazione amministrativa dei parchi come “valorizzazione di beni culturali e ambientali” affidata, questa sì, dalla Costituzione alle Regioni». «Questa legge non è altro che la punta di un iceberg che vede in questi anni la Regione approvare in materia di ambiente provvedimenti insensati e contrari alla Costituzione come», elenca Tosi, «il nomadismo venatorio, già dichiarato illegittimo da una sentenza della Corte Costituzionale dello scorso luglio; il disturbo dell’attività venatoria sanzionato con 3.600 euro e contro il quale pende un ricorso ed è atteso in questi giorni un pronunciamento della Corte e il calendario venatorio 2018-19 che consente di sparare anche a specie in declino e rare, contro cui si stanno vagliando ricorsi al Tar». E si chiede: «Perché tanta fretta di deliberare quando il neo ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha ricevuto 23 associazioni nazionali e messo al primo posto delle cose da fare una nuova legge nazionale sui parchi?». PER GLI AMBIENTALISTI veronesi la legge regionale «è un macigno che cancella tutte le leggi di tutela finora approvate e grazie al quale si può dire addio alla conservazione e alla biodiversità. «È la presa d’atto», sottolinea, «di un fallimento gestionale trentennale, passando da una gestione farraginosa e attenta a non disturbare i grandi interessi, alla centralizzazione dei poteri nelle mani del vertice regionale, attraverso il controllo degli organismi decisori, tutti di nomina del governatore o della giunta regionale». Il timore è che ora si proceda a colpi di maggioranza a ridurre le superfici delle aree protette, così come già più volte ribadito da alcuni esponenti regionali. La legge per le associazioni ambientaliste marginalizza gli altri portatori di interesse, a partire dalla Consulta e dal Comitato tecnico-scientifico che hanno solo valore consultivo, non hanno obbligatorietà di convocazione, né numero minimo definito di componenti per il loro funzionamento. «In questo quadro brilla l'inserimento nel Consiglio direttivo del parco dei proprietari terrieri, per le conseguenti possibili divergenze tra le istanze private e quelle della protezione e conservazione che sono la ragione per la quale ogni parco è istituito. Ci sono serie perplessità di incostituzionalità per la tutela del principio dell’imparzialità dell'amministrazione e per l’interesse privatistico che potrebbe esserci», denunciano. A tutto questo si aggiunge il gravissimo passaggio delle competenze in materia di autorizzazioni paesaggistiche dalle mani dell'ente parco, com’è ora, ai Comuni. «Spesso inadeguati per competenze tecnico-scientifiche, per mancanza di risorse umane e strumentali e per assenza di visione d'insieme», aggiungono le associazioni. Michele Dall’Ò, presidente di Wwf Verona, condivide le perplessità, ma si augura che la presenza dei proprietari terrieri contribuisca a responsabilizzarli nella tutela, mentre Marisa Velardita, di Italia Nostra si dice dispiaciuta. «Ancora una volta», afferma, «la Regione ha privilegiato criteri privatistici ed economici a scapito di quelli collettivi e di tutela e conservazione. C’è un arretramento culturale rispetto a quanto fatto in questi anni in materia ambientale», conclude. •

Vittorio Zambaldo

Suggerimenti