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La scuola donata
da don Benedetti
Ma gli fu scippata

L’ex asilo, conosciuto anche come Legato Benedetti
L’ex asilo, conosciuto anche come Legato Benedetti
L’ex asilo, conosciuto anche come Legato Benedetti
L’ex asilo, conosciuto anche come Legato Benedetti

«Butèi de ’na òlta»: lunedì 25 aprile a Sant’Anna d’Alfaedo sarà la loro festa, ideata dal parroco dell’Unità Pastorale della Lessinia occidentale don Dario Adami che ha invitato ad essere presenti soprattutto, e in particolare, le quattro parrocchiane nate nel 1926, giusto novant’anni fa: Giannina Benedetti, Lina Bontempo, Alma Pedrini ed Emma Dal Moro, vedove le prime tre, con marito «la Emma». Alle 10 don Dario celebrerà la messa nella Palestra, con accompagnamento musicale, presenti gli ospiti della vicina casa di riposo, quindi pranzo e tombolata al «vécio asilo». Iscrizioni in canonica entro mercoledì.

Per vecchio asilo viene indicato il fabbricato di fronte alla chiesa parrocchiale costruito agli inizi dell’Ottocento grazie al lascito di un munifico sacerdote, certo don Domenico Antonio Benedetti. La traduzione dal latino di una scritta incisa su pietra, fa sapere: «Con il consenso del parroco Cristiano Scardoni e con il grande aiuto offerto dalla comunità, Domenico Antonio Benedetti, rettore di Pacengo, dotò ed eresse questo liceo nell’Anno del Signore 1803» (don Scardoni, originario di Roverè, detiene il primato di pastore di anime a Sant’Anna: vi è stato parroco per 55 anni, dal 1759 al 1814.

Dopo meticolose ricerche, si è accertato che il Benedetti nacque a Ceredo (Sant’Anna d’Alfaedo) il 14 settembre 1732 ed è stato parroco di Pacengo, sul Garda, dal 1768 al 1805, anno in cui morì, il 12 settembre, compianto da tutti. In una epigrafe, scritta in latino, viene ricordato come «teologo dottissimo in diritto divino...». Il quale «con i proventi derivati da una rigidissima conduzione del suo modo di vivere e dalle elemosine della popolazione, innalzò questo tempio» (l’attuale chiesa di Pacengo).

Ma come mai, viene da chiedersi, don Benedetti mise a disposizione una somma di danaro per l’istituzione di una scuola a Sant’Anna d’ Alfaedo? Lo riferisce egli stesso nell’ObIazione (23 capitoli, più due aggiunte) datata giovedì 8 maggio 1800: «Terminata la Fabbrica della mia Chiesa (quella di Pacengo, ndr) a Gloria di Dio, favorito in particolar modo dalla Provvidenza Divina, senza mai ingerirmi in Negozi, o Traffici Seccolareschi di qualunque sorte che sconvengono al carattere Sacerdotale, ma con semplice risparmio da Beni quasi Castrensi (vicini al centro abitato, ndr) senza tirraneggar me stesso e senza mancar, come spero, al dovere di “Carità verso de miei Parochiani”, trovandomi d’aver somma ragguardevole di danaro parte investita e parte in peculio del medesimo Bene quasi castrense; più e più volte sono stato pensando, come potessi impegnare li sud.ti risparmi, perché l’opera fosse di gloria a Dio non meno in vita che dopo la mia morte».

CONFESSA di essersi raccomandato a Dio; genuflesso davanti all’altar maggiore perché gli ispirasse il modo migliore di impiegare quella somma. E fu accontentato: procurare cioè un maestro nella sua patria «che incaminasse i Giovinetti della infrascritta Comunità e Contrade non meno nella pietà, che è il principio d’ogni Bene, che nelle lettere, che sono un mezzo opportuno di conseguirla». Il sacerdote afferma di aver confidato questa sua intenzione ad alcuni suoi amici, che l’hanno approvata, unitamente a suo fratel1o, Giò. Francesco Maria e al parroco di Sant’ Anna don Cristiano Scardoni.

Precisa che capitali e frutti dovranno essere tassativamente impiegati per stipendiare «un sacerdote di ottimi costumi che si richiedono al di lui mestiere ed impiego, il quale sarà obbligato ad aprire e tener scuola per amministrare gratuitamente e con retta diligenza (senza aggravio per le famiglie) tutti i fanciulli ed i giovanetti pii della Cumunità di Cona con Alfaedo e Ceredo ed inoltre delle contrade Sant’Anna», cioè La Piazza, Marogni, Bosco, Piocchiosa, Vaggimal, Corrobio, Zivelongo, Cà de Per, Casalin , Spiazzo, Gravazzo, Michelazzi, Camparso e Giacomi con la «pontara». Il sacerdote maestro dovrà essere scelto tra quelli di queste contrade «e tra questi abili sia eletto il più abile per i costumi, e per la scienza». Il maestro eletto sarà obbligato a insegnare gratuitamente nei giorni di scuola mattina e sera, quando i tempi e le stagioni lo permettono, «alli fanciulli almeno li caratteri, cioè l’alfabeto, e legere e scrivere, far conti, la Grammatica latina e volgare». L’oblatore dà disposizioni affinchè, oltre a servire per l’onorario per il maestro, i frutti di parte del Capitale (cinquecento Scudi) siano impiegati per l’acquisto di libri.

IL COSTRUENDO fabbricato, quattro locali a piano terra, quattro camere superiori, e granai, dovrà servire da scuola, libreria e una congrua abitazione per il maestro. Fabbricato che, viene precisato, «non dovrà servire mai ad alcun altro uso, particolarmente da Osteria ma solo uso di Scuola, Libraria, ed abitazione del Maestro». Il quale dovrà tenere la scuola sempre aperta. Solo ad ottobre un mese di vacanza.

Le cose sono andate diversamente. Il fabbricato, oltre a scuola elementare, servì da sede municipale, da alloggio per una famiglia, da ufficio postale, da ambulatorio medico e, negli ultimi decenni, da asilo. Una gestione, quella del Legato Benedetti, che non fu nè facile, nè limpida anche nei confronti del Comune. Soltanto nel 1951 si potè arrivare a un accordo tra il parroco del tempo e l’amministrazione comunale. Per molti, troppi decenni, il Comune considerò il Legato Benedetti come un bene da gestire in proprio, occupando «abusivamente» l’immobile. Per anni iscrisse nel proprio bilancio le somme derivanti dai Capitali, venendo così meno alla volontà del testatore. Ma questa è un’altra storia.

Lino Benedetti

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