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La grande palla
si svela: in 40 anni
è la prima volta

Gli studenti e i loro accompagnatori davanti alla base Nato di Lughezzano FOTOSERVIZIO AMATO
Gli studenti e i loro accompagnatori davanti alla base Nato di Lughezzano FOTOSERVIZIO AMATO
Gli studenti e i loro accompagnatori davanti alla base Nato di Lughezzano FOTOSERVIZIO AMATO
Gli studenti e i loro accompagnatori davanti alla base Nato di Lughezzano FOTOSERVIZIO AMATO

Ai bambini e alle bambine di quinta delle scuole primarie di Bosco Chiesanuova e Corbiolo entrare nel cuore del grande orecchio satellitare della base Nato di Lughezzano sarà sembrato essere nella sala comandi della favolosa nave spaziale Entreprise di Star Trek. Le domande sulla grande palla si susseguivano a ritmo serrato: tutti volevano sapere, sentire, confrontare, chiedere e i militari della base hanno avuto il loro lavoro a rispondere, mostrare, descrivere scenari e raccontare di messaggi trasmessi e ricevuti a 40mila chilometri di distanza verso il satellite che unisce in un ponte comunicativo i diversi luoghi del mondo dove si trovi un’unità dell’Alleanza atlantica.

Ieri per la prima volta si sono aperti, dopo quasi quarant’anni dalla sua costruzione, i cancelli della base Satcom Ground Station F14 di Lughezzano, cioè della stazione terrestre di comunicazioni satellitari della Nato, affidata agli esperti dell’Aeronautica militare italiana.

L’occasione è stata la piantumazione della prima serie di alberi, 400 in tutto forniti dal vivaio dell’Arma dei carabinieri forestali di Peri e che circonderanno il perimetro della base, in ampliamento con tre nuove antenne satellitari.

Ricevuti dal comandante, il tenente colonnello Diego Fasoli, accompagnati dal dirigente scolastico Alessio Perpolli, dai loro insegnanti e dal sindaco Claudio Melotti, con la sua giunta, i bambini hanno cantato l’inno di Mameli e si sono subito attivati per la messa a dimora delle piante, aiutati dai militari della base.

C’è stata poi una pausa merenda dentro la stazione satellitare e le due classi si sono divise in gruppi per una lezione teorica su che cosa sia un satellite e come funzioni e per la visita alla grande antenna chiusa dentro la bianca sfera che domina il medio Vajo dell’Anguilla.

La curiosità degli studenti si è concentrata in particolare sul satellite che invia le comunicazioni, su quanto costi mandarlo nello spazio, su chi lo guidi e come si faccia a spedirlo proprio nel posto dove deve andare, quanto tempo ci voglia a costruirlo e poi a raggiungere la sua posizione, quanto viva, che calcoli servano per mantenerlo al suo posto, cosa succeda quando non risponde più ai comandi e che pericoli ci siano se dovesse cadere.

Il comandante Fasoli e l’ingegnere Csaba Grunda, di origine ungherese, hanno risposto a tutte le domande, in maniera semplice, portando esempi e complimentandosi per l’interesse e la curiosità degli studenti che hanno proseguito con altre domande e con un’esclamazione di meraviglia quando sono entrati nella sfera che protegge la grande antenna, dove hanno ricevuto le informazioni tecniche sul movimento e la trasmissione dei dati dal primo maresciallo luogotenente Arnaldo Palazzi e dal luogotenente Carlo Conti.

«Ci tengo a precisare che non ci sono problemi per la salute», ha aggiunto il comandante «perché il flusso di trasmissione che parte e arriva a quest’antenna è paragonabile al raggio di un puntatore laser, come si usa per indicare un oggetto su uno schermo: fuori dal fascio di luce non c’è nessun pericolo né per voi né per i vostri genitori».

«L’iniziativa di questo incontro è nata dal comandante della base che ringrazio», ha esordito il sindaco Melotti, «e come potete vedere qui non ci sono armi ma solo antenne e computer. Parliamo di comunicazioni e dopo l’iniziale diffidenza di quando la base si installò, oggi la gente riconosce i vantaggi di avere questa struttura anche grazie agli indennizzi che arrivano ai residenti per gli espropri e la servitù militare».

«Per noi che viviamo in montagna gli alberi sono importanti e chi pianta alberi è persona che pensa al proprio futuro», ha aggiunto Perpolli sottolineando il valore reale e simbolico del gesto.

Prima di congedare i ragazzi, a cui è stato fatto dono di un berretto con il simbolo dell’Agenzia di comunicazione e informazioni della Nato, il comandante Fasoli ha rimarcato la soddisfazione per l’evento: «È un’esperienza nuova e non sarà l’unica per far conoscere la nostra missione in un contesto di trasparenza e di pace: non c’è motivo perché non debba essere così».

Vittorio Zambaldo

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