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In Lessinia vince il cielo d’Islanda
A Rùnarsson la Fada con le stelle

Il gruppo dei premiati alla ventiduesima edizione del Film Festival della Lessinia
Il gruppo dei premiati alla ventiduesima edizione del Film Festival della Lessinia
Il gruppo dei premiati alla ventiduesima edizione del Film Festival della Lessinia
Il gruppo dei premiati alla ventiduesima edizione del Film Festival della Lessinia

Þrestir (Passeri) del regista islandese Rúnar Rúnarsson si aggiudica il premio Lessinia d'oro della 22esima edizione del Film Festival a Bosco Chiesanuova Per la giuria internazionale il migliore dei 23 film in concorso, «perché racconta in modo magistrale una storia ambientata in luoghi desolati, dove avvenimenti sempre imprevedibili travolgono lo spettatore con immagini di situazioni difficili nelle quali il giovane protagonista del film è costretto a vivere. Nulla è lasciato al caso; tempi, soluzioni registiche, sceneggiatura e fotografia si fondono creando un’opera vigorosa e originale».

Il film proiettato alla presenza del regista era stato applaudito a lungo anche dal pubblico che aveva riempito il teatro Vittoria nella serata di programmazione. Riteniamo la scelta giusta anche se non dev'essere stato facile per la giuria confrontarsi con diverse opere a livello stilistico, compositivo e tematico davvero superiore e dover decidere un solo vincitore.

La statuetta della Fada con le stelle che è diventata marchio del Festival è stata ritirata dal polistrumentista Kjartan Sveinsson, ex membro del gruppo musicale islandese Sigur Rós, autore della colonna sonora del film.

La Lessinia d'Argento per la migliore regia è andata a Tharlo, del regista, documentarista e scrittore tibetano Pema Tseden, premiato «per l’audacia, il talento e la visione profondamente artistica dimostrate. La struttura del suo film e le scelte radicali adottate nella messa in scena rivelano un’originalità straordinaria. Riteniamo che Tharlo appartenga alla categoria di film capaci di spalancare nuove prospettive del fare cinema», ha scritto la giuria.

Un altro lungometraggio, Fragments du Paradis (Frammenti di Paradiso), dello svizzero Stéphane Goël, una delicata indagine sul pensiero della morte e dell'Aldilà raccolto in 140 interviste ad anziani intervallate dalla salita del regista con il padre ottantenne verso il posto in montagna dove lui aveva sentito anni prima il suo «Paradiso», ha ricevuto il premio per il miglior documentario.

Migliore lungometraggio a soggetto è stato scelto Rauf, che ha avuto anche la soddisfazione del premio Bertani, ottenuto grazie ai voti assegnati dagli spettatori, girato da Soner Caner e Bariş Kaya, curdo l'uno e turco l'altro, a dimostrazione che la convivenza possibile nel lavoro potrebbe esserla anche nella vita di una nazione. Esel (Asino) del regista austriaco Rafael Haider, è stato riconosciuto come miglior cortometraggio e a Çevirmen (L'interprete), del turco Emre Kayış è andato il premio della giuria, che ha dato una menzione speciale al corto di animazione Ailleurs (Altrove), film d'esordio della francese Mélody Boulissière.

Questi gli altri premi speciali: quello del Curatorium Cimbricum Veronense alla memoria di Piero Piazzola e Mario Pigozzi al miglior film di un regista giovane è stato assegnato a Bandit and the Ram (Il bandito e il montone) del bulgaro Alberto Iordanov, e una menzione speciale è stata fatta per La stazione di posta di Carlo Malacchini.

Café Waldluft del tedesco Matthias Koßmehl si è aggiudicato il premio speciale Cassa Rurale Bassa Vallagarina per il miglior film sulle Alpi, ex aequo per il premio Log To Green (film che meglio esprime e promuove i valori dell’eco-sostenibilità) a Sila and the Gatekeepers of the Arctic (Sila e i custodi dell'Artico) della svizzera Corina Gamma e ad Arreo dell'argentino Tato Moreno.

La giuria del carcere di Verona ha scelto il lungometraggio del curdo-siriano Mano Khalil Die Schwalbe (La rondine), mentre la preferenza dei bambini è andata a Moroshka (Lampone artico) della russa Polina Minchenok.

Vittorio Zambaldo

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