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In calo i nuovi ingressi: 150 nell’estate

Il prefetto Salvatore Mulas
Il prefetto Salvatore Mulas
Il prefetto Salvatore Mulas
Il prefetto Salvatore Mulas

Con il Comune di Pescantina, che con una delibera ha ufficializzato la scorsa settimana la sua adesione allo Sprar, salgono a 39 su un totale di 98 le amministrazioni comunali che hanno accolto l’appello del Viminale e della Prefettura.

Per molte si è trattato di scegliere «il male minore»: lo Sprar prevede infatti l’applicazione di un tetto massimo di richiedenti asilo ospitati sul territorio di competenza: tre ogni mille abitanti. Una soluzione, dunque, scelta da diversi sindaci per alleggerire la pressione sul proprio territorio. Tuttavia nessuno di questi Comuni, ad eccezione di Verona e di Bosco Chiesanuova, ha presentato al Viminale e quindi avviato un progetto di accoglienza.

Il termine ultimo per proporlo al ministero era lunedì scorso, il 2 ottobre, ma nessuna amministrazione è riuscita a rispettare questi tempi. La prossima scadenza sarà a marzo.

Alcune amministrazioni locali sono a buon punto, come quelle di Cerro, Bevilacqua e Legnago; diverse si presenteranno in partenariato, collaborando cioè nella creazione di un progetto comune, che coinvolga anche associazioni del territorio.

E intanto? Nei paesi che hanno aderito allo Sprar e che già ospitano un numero di richiedenti asilo superiore al tetto del tre per mille, la garanzia è che questa cifra non sarà aumentata. Anzi, una volta avviato il progetto di accoglienza, verrà rispettato il limite massimo riducendo via via le presenze. È il caso del Comune di Bosco Chiesanuova, che si è organizzato per l’accoglienza di un gruppo di minorenni. In base all’accordo sottoscritto tra il Viminale e l’ Anci, gli altri profughi ospitati in strutture private saranno quindi ricollocati altrove al massimo entro un mese, assicura la Prefettura di Verona.

I paesi che hanno aderito allo Sprar e che al momento non ospitano nessun richiedente asilo, o comunque un numero inferiore al tetto del tre per mille, hanno la certezza che, una volta avviato il piano, quel limite non sarà superato.

Motivo per cui molte amministrazioni, al di là delle ideologie politiche e delle pressioni ricevute dai residenti, hanno preferito aderire, scegliendo appunto quello che viene considerato il «male minore».

Al momento i profughi presenti nella provincia di Verona sono 2.704, circa 150 in più di quanti ne erano ospitati a metà maggio, quando la Prefettura pubblicò un bando per l’accoglienza di 3.200 richiedenti asilo.

Allora erano stati calcolati infatti altri 631 nuovi arrivi durante l’estate, conseguenza dei flussi iniziati a giugno lungo le coste del Sud Italia. Tuttavia gli sbarchi e quindi gli arrivi al Nord sono stati meno del previsto, tanto che nel Veronese ci sono ancora numerosi posti disponibili nelle strutture gestite dalle cooperative che hanno vinto il bando.

Francesca Lorandi

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