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«Importante fornire
informazioni oggettive
e senza allarmismi»

Più informazione ai cittadini sulla situazione dei lupi in Lessinia, in continua evoluzione, e chiarimenti su quali siano le strategie che si stanno mettendo in pratica per favorire la convivenza tra l’uomo e il lupo, è la richiesta che arriva da Luigi Daniele Facincani, presidente sezione veronese del Wwf, dopo la pubblicazione della testimonianza di un lettore che lamentava come le sue figlie di sei e tre anni fossero rimaste sconvolte durante una passeggiata dalla vista di una carcassa di vitello dilaniata dai lupi nei pressi di Malga Malera.

«Mancava finora la fantasiosa idea che “si è voluto farli accoppiare e farli crescere di numero”, in maniera tale che “adesso è giusto pensare non solo ai lupi ma anche alla sicurezza delle persone”, dichiarava il papà al giornale L’Arena. La diffusione di notizie infondate potrebbe avere ripercussioni negative anche sul turismo e si dovrebbe fare di tutto per informare la gente che tale paura è ingiustificata», aggiunge Facincani. E precisa: «La Lessinia da decenni è testimone di un continua diminuzione dell’attività di presidio da parte dell’uomo. Le vecchie contrade sono luoghi per le seconde case e poche sono le malghe in cui si mungono le vacche e si produce il formaggio. Le aree naturali della Lessinia sono frequentate prevalentemente da turisti ed escursionisti. In questo contesto si sono create le condizioni per il ritorno di un vecchio abitante selvatico che ha vagabondato per le Alpi alla ricerca di un habitat idoneo e che qui ha trovato».

«Come era già successo in altre occasioni (nutrie, vipere eccetera) si è cercato di attribuire ad associazioni mai ben identificate (Ambientalisti?, Animalisti?, Naturalisti?) la responsabilità di aver portato in Lessinia i lupi. La verità è che i lupi sono arrivati da soli e vi trovano cibo facile in manze e animali domestici liberi e incustoditi sui pascoli, piuttosto che rincorrere caprioli, cinghiali e altri animali selvatici. Va da sé che, i medesimi lupi, ove incontrassero difficoltà (cani da guardia, recinti, animali riparati in stalla) sarebbero costretti a rivolgersi agli animali selvatici. Lo stesso dicasi per i cani randagi a rischio ibridazione con i lupi stessi», spiega il presidente del Wwf veronese.

La sua soluzione? «Regione Veneto, Provincia, Corpo Forestale dello Stato, Parco della Lessinia, Comuni, devono informare con più frequenza e oggettività, parlare del progetto Life WolfAlps, spiegare i monitoraggi previsti, quali misure siano state prese per prevenire i danni agli animali domestici, per contrastare il bracconaggio e l’ibridazione con i cani randagi. Utile potrebbe essere anche la diffusione di informazioni sui risarcimenti assegnati negli ultimi anni dalla Regione per i danni causati in provincia di Verona dagli animali selvatici. Tali elenchi dovrebbero essere distinti per animale responsabile: lupo, orso, cinghiale, cani randagi, eccetera. Sarebbe il segno che le istituzioni affiancano gli allevatori, pur contestualmente operando per una convivenza tra uomo e fauna selvatica», conclude Facincani.V.Z.

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